I presepi, vecchi e recenti, e la
collezione di pezzi legati alla Natività che figurano nella presente mostra, documentano
e testimoniano una tradizione profondamente radicata nel paese del Tesero, tuttora viva e
sentita.
Non si può stabilire con esattezza quando si sia affermata l'usanza di costruire il
presepio nelle case, ma è certo che si tratta di un costume antico, legato alle
particolari condizione ambientali, alla cultura, alle attività ed al gusto creativo della
gente del posto.
Tesero è un paese di montagna, situato a mille metri di quota al centro della Val di
Fiemme nel Trentino nord - orientale, e in questo piccolo mondo, che in passato non aveva
facili e frequenti contatti con l'esterno, la vita si svolse pressoché immutata per
secoli, seguendo il ritmo delle stagioni. La ricchezza dei boschi di conifere che
rivestono i fianchi della valle, favorì presto lo sviluppo di varie attività legate alla
lavorazione del legno e ad esse si dedicavano in larga misura gli uomini, integrando i
magri proventi con la pratica di una povera agricoltura di pura sussistenza e con
l'allevamento, lavori in cui erano aiutati e spesso sostituiti dalle donne e dai bambini.
Erano numerosi infatti i segantini che in primavera lasciavano il paese per recarsi sulle
segherie dell'Alto Adige e del Trentino e tornavano a casa nel tardo autunno. Il livello
culturale della gente era modesto, ma tutti avevano una chiara conoscenza dei principali
avvenimenti narrati nella Bibbia ed in particolare dei fatti riguardanti la vita di Gesù
e della Madonna, perché l'istruzione religiosa era tenuta in grande considerazione, e
questi argomenti, oltre ad essere trattati in chiesa e più tardi nella scuola, venivano
sfruttati spesso anche in casa, accanto alle fiabe ed alle leggende, come oggetto di
racconto ai piccoli, ed erano richiamati quotidianamente nella recita serale del rosario.
Le feste religiose erano celebrate con solennità, ma quella di Natale aveva un rilievo ed
un sapore particolari, perché, oltre a portare un messaggio di pace e di speranza,
ricordava un evento, quello della nascita, che era di per sé motivo di trepidazione e di
gioia in ogni famiglia.
Ecco dunque che questa ricorrenza, anzi l'intero ciclo natalizio era atteso con ansia e,
complice la stagione fredda che costringeva al chiuso, era sentita come la più grande
festa familiare dell'anno, a cui tutti erano chiamati a partecipare nella casa, compresi
gli animali della stalla, sui quali in quei giorni si invocava la benedizione del
"dolce Bambin Gesù". Ed a sottolineare l'importanza ed il significato non
poteva mancare un segno visibile e tangibile di immediata comprensione: la riproduzione
plastica della scena della Natività, il "presepio".
Fin dall'autunno non pochi fra i segantini, i falegnami ed altri artigiani si
improvvisavano scultori e nel tempo libero, con attrezzi semplici, ma funzionali -
sgorbie, scalpelli, succhielli - lavoravano il legno del cembro, un'essenza facilmente
reperibile in zona e particolarmente adatta all'intaglio, per ricavarne con infinita
pazienza le figure. Nella realizzazione delle piccole statue seguivano le indicazioni
offerte dal racconto evangelico e ricorrevano ai modelli offerti dall'esperienza
quotidiana, che non era avara né di pastori né di animali, affidandosi per il resto alla
fantasia ed a quel gusto creativo che è una caratteristica del posto. Spesso i pezzi
meglio riusciti venivano riprodotti più volte dallo stesso autore o da autori diversi. Le
figure venivano poi dipinte e riposte in attesa del Natale.
Alcuni giorni prima, della "stüa", la stanza di soggiorno rivestita di legno,
aveva inizio l'allestimento del presepio. Si predisponeva allo scopo un tavolazzo
rialzato, a volte di ampia superficie, che veniva ricoperto di muschio; al centro si
collocava la capanna, costruita il più delle volte con scorza d'albero, e poi si
distribuivano con religiosa cura le figure: il Bambino, Maria e Giuseppe, il bue e
l'asinello nella stalla e tutt'intorno i pastori e le pecore. Non mancavano talvolta altri
personaggi, ma di norma la composizione era semplice ed essenziale. Alla vigilia
dell'epifania venivano aggiunte le figure dei Magi, che secondo la tradizione dovevano
essere tre - Gaspare, Melchiorre e Baldassarre -, di razza e colore diverso, con il loro
seguito di cavalli, cammelli ed elefanti, nella creazione dei quali gli autori davano
sfogo alla loro fervida immaginazione.
In qualche caso al presepio vero e proprio facevano cornice altri gruppi che
rappresentavano scene dell'infanzia di Cristo, come la presentazione al tempio, la strage
degli innocenti, la fuga in Egitto, la Sacra Famiglia.
Durante le feste natalizie grandi e piccoli passavano di casa in casa ad ammirare i
presepi, tutti uguali eppure tutti diversi, motivo ogni anno di curiosità e d'interesse e
stimolo ad un continuo rinnovamento nel solco di una costante tradizione.
Passata l'Epifania, "che tutte le feste porta via", le statue venivano riposte e
le strutture smantellate in attesa del prossimo Natale.
Considerando la composizione dei presepi di Tesero e confrontando i vari pezzi della
collezione alla luce di quanto si è detto, seppure in modo succinto ed incompleto,
riguardo all'ambiente che li ha prodotti ed ai fini per cui venivano realizzati, può
risultare facile la comprensione del loro valore e significato e l'individuazione delle
caratteristiche peculiari che li contraddistinguono.
Non può, ad esempio, sfuggire il risalto che viene dato alla scena della Natività: essa
è posta al centro e le statue , spesso meglio rifinite, rispettano sempre, anche nei
costumi e nella disposizione, il racconto evangelico. È questo il cuore dell'opera, il
motivo principale che la giustifica agli occhi dell'autore e dei fruitori e che rivela il
fine prevalentemente pratico del presepio.
La altre figure sono intese come elementi di contorno e di supporto e in genere si
armonizzano con la Nascita in un'atmosfera pacata e raccolta. Nello stesso tempo però e
proprio in queste ultime che gli umili scultori danno libero sfogo al loro estro creativo,
raggiungendo talvolta validi risultati sul piano estetico ed espressivo, pur non
disponendo di quell'abilità tecnica che solo una scuola e una pratica assidua possono
dare. Non mancano neppure le note di colore, seppure sobrie e contenute, che sono date
dalle figure, dai costumi e dagli ornamenti dei Magi e del loro corteggio e, nei presepi
più antichi che si conservano, risalenti al tardo Settecento ed all'inizio
dell'Ottocento, dall'abbigliamento dei pastori presentati realisticamente nei costumi
dell'epoca.
Nei presepi posteriori si avverte l'esigenza di una maggiore fedeltà storica ed anche i
pastori vengono raffigurati in foggia orientale, mentre la scenografia è più curata con
attenzione al rilievo ed allo sfondo.
La tipologia, però, non muta, come non muta nei più recenti di cui la collezione
presenta alcuni esemplari, opera di artisti locali. La fattura rivela senza difficoltà la
mano esperta dello scultore di professione ed anche il fine estetico, oltre che pratico
dei manufatti; ma in essi troviamo confermati ed esaltati i caratteri tradizionali. E
nell'espressione dei loro personaggi si legge ancora una volta l'estatico stupore di
fronte al mistero della vita e della Redenzione che gli oscuri artigiani del passato hanno
fissato con immediata espressione sul volto delle loro modeste statuine di legno dipinto. |