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Anno 3 - n.2 - febbraio 2003
 

LA CHIESA DI SAN LORENZO MAGGIORE

 

La chiesa di San Lorenzo Maggiore ha origini antiche: essa sorge infatti su un’area già occupata, in età romana, da un mercato coperto (macellum) risalente alla seconda metà del I secolo d. C. e successivamente abbandonata alla fine del V secolo d. C.

Nel IV secolo d. C., poi, il vescovo di Aversa, Giovanni II, fece edificare sul sito una basilica paleocristiana dedicandola al martire Lorenzo.

Questa basilica, a tre navate, con abside e preceduta da un quadriportico, aveva una lunghezza inferiore a quella della chiesa attuale, ma aveva la stessa larghezza, se si escludono le superfici delle cappelle.

Il visitatore può avere un’idea delle dimensioni della primitiva basilica, grazie a dei listelli di ottone che, inseriti nel pavimento, indicano la posizione delle mura perimetrali e delle colonne di sostegno della navata.

In questa chiesa si insediò, nel 1234, la prima comunità francescana a Napoli, giovandosi di una donazione che il vescovo di Aversa aveva fatto ai Frati Minori.

In quello stesso anno fu costruita, per volontà e a spese del protonotario del Regno Bartolomeo di Capua, la facciata della quale resta tuttora il portale ad arco acuto. L’affresco nella lunetta sottostante all’arco rappresenta il martirio di San Lorenzo ed è opera di Attanasio Mozzillo (sec. XVIII).

 

Nel 1266, alla dinastia sveva subentrarono gli Angioini ed i Francescani, così come gli altri Ordini Mendicanti, si avvantaggiarono del fervore di iniziative edilizie volute dalla nuova dinastia.

 

Fu Carlo I d’Angiò a volere la costruzione di un nuovo edificio sacro più grande e prestigioso, in luogo dell’antica basilica del VI secolo. La nuova chiesa fu improntata allo stile architettonico tipico del gotico francese.

Nei secoli successivi la chiesa conobbe varie ristrutturazioni e modifiche, anche a causa di alcuni terremoti patiti dalla città, in particolare quello del 1456.

Tra i lavori che la deturparono maggiormente, ci furono quelli che avvennero, come dice il D’Engenio, “quando venne in mente ai frati minori ed al loro priore Fra’ Gennaro Rocco, che fu il carnefice di questa chiesa, di abbellirla e rifarla alla moderna: tutto fu messo a soqquadro” (C. D’Engenio, Napoli Sacra, Napoli, 1623, p. 124).  

 

 

Tiziana Assante