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Anno3 - n.2 - Febbraio 2003

 

 

DIONYSOS DITHYRAMBOS

 

Natalis Solis Invicti

21 dicembre: il sole è giunto alla sua crisi; finora abbiamo trattenuto il respiro, nel timore che il giorno si andasse estinguendo. Se il sole si spegne, per la terra è la morte.

Ma il 21 dicembre il sole arresta il suo cammino verso l’estinzione: il giorno che lentamente si accresce ci rassicura che non sprofonderemo nell’oscurità e nel gelo.

E il 17 gennaio brillano ovunque i fuochi di Sant’Antonio, come segno della nostra gioia e come aiuto nella sua crescita al sole.

Tanti piccoli soli sulla terra per incoraggiare il grande fuoco del cielo.

E il 17 gennaio inizia per noi Carnevale, la festa della fecondità e della purificazione per la terra che al calore del sole comincia a svegliarsi.

La terra è giusta, non ci nega i suoi frutti, ma dobbiamo aiutarla: anche se non l’abbiamo letto nei libri, ugualmente sappiamo che la terra è una donna. […]

Quando le nostre donne partoriscono, facciamo preghiere e incantesimi; anche la terra dobbiamo aiutare, ora che si prepara a partorire di nuovo, dopo l’attesa invernale.

Balli e canzoni, confetti e coriandoli sparsi con il largo gesto con cui si spargono i semi; segno della fecondità nuova e augurio per tutti coloro che prendono parte a questi rituali.

Si rinnova il connubio fra il cielo e la terra e più aspra si riaccende la lotta fra le forze della vita e quelle che alla vita si oppongono.

E alla festa della terra sono invitate anche le anime dei morti, le anime buone di coloro che qui sulla terra mangiarono con noi il pane e bevvero il vino, che con noi divisero fatiche e dolori, le poche gioie e le molte umiliazioni, che come noi conobbero miseria e oppressione. 

Li abbiamo affidati alla terra, lii abbiamo nascosti nel suo grembo materno, ma non li abbiamo dimenticati; perché noi che avvertiamo i misteri celati sotto il velo di Maia di Maia, non siamo come quelli che credono che tutto sia immobile e morto; per noi tutto è vivo e non crediamo all’annientamento totale; abbiamo seppellito i nostri morti, come si gettano i semi nel solco, così laggiù aiutano nel suo travaglio la terra ed essi stessi rinasceranno nelle spighe di grano.

Essi appartengono a quel mondo buio che ci sgomenta anche se sappiamo che senza di esso neanche il mondo della luce potrebbe esistere: per questo, di solito, abbiamo timore di loro; ma oggi, festa di Carnevale, è anche la loro festa e perciò lasciamo che si mescolino a noi; li riconosciamo dai loro camicioni bianchi e dal loro volto nero a metà, il camicione bianco e il volto a metà nero di Pulcinella.

Ed a loro si accompagnano i démoni, gli spiriti della natura, che fanno vivere le piante e moltiplicarsi gli animali; anche loro sono invitati alla festa e prendono l’aspetto dei nostri ragazzi con il viso tinto di due colori, col rosso e col nero, con il nero ed il bianco.

E’ il momento opportuno per iniziare da capo la storia, per cancella re la vita passata e liberarci da colpe, ossessioni ed errori.

Perciò oggi il mondo ritorna agli inizi: […]

Povero Carnevale, lo abbiamo già celebrato il tuo processo, sebbene tu fossi innocente; non sei stato tu a derubare il povero, ad affliggere l’afflitto, a far ingiustizia al debole e a giustificare il potente.

Non sei stato tu a violare la fanciulla indifesa e non è a te che il freddo e la fame della gente dei vicoli ha procurato ozi dorati e vizi costosi.

Ma è te che abbiamo bruciato con un fuoco di gioia.

Nell’acqua e nel fuoco si cancella la vita passata, con le sue colpe, ossessioni ed errori.

Poi s’ascose nel foco che gli affina

Allegre faville si librano al vento, insieme a coriandoli e a ceneri, per noi pegno sicuro di potere ricominciare da capo, poiché anche la Fenice dalle sue ceneri risorge più bella.

IGNE NATVRA RENOVATVR INTEGRA

(Da I. SARCONE, In Limine, Napoli 1987, pp. 39-42

 
Italo Sarcone