Vergine
Immacolata del Murillo
dalla
collezione di immagini di Vincenzo
Sarcone
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Maggio,
com’è noto, è, per tradizione, il mese dedicato al culto
della Madonna.
L’origine di questa devozione è incerta: fin dal Medioevo a
Mantova e a Parigi i primi giorni di maggio venivano consacrati
alla Vergine.
San Filippo Neri era solito raccogliere in tale mese intorno ad
un’immagine della Madonna gruppi di giovani, invitandoli a
onorarla con atti di virtù, o fioretti. Tuttavia,
la pratica del mese di maggio nelle sue forme attuali risale al
gesuita Annibale Dionisi che, nel suo opuscolo Il mese di
Maria o sia il mese di maggio consegrato a Maria coll’esercizio
di vari fiori di virtù (1726), ne fissò la prassi
devozionale.
Più tardi il padre gesuita Alfonso Muzzarelli, che
pubblicò un Mese di Maria (1786), fece opera
d’intercessione presso i più autorevoli membri
dell’episcopato italiano perchè introducessero nelle loro
diocesi il mese di maggio, rendendolo così una pratica diffusa.
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Ebbene, proprio per
ricordare questa tradizione così antica, a partire da questo
numero della rivista parlerò dell’iconografia della Vergine,
nelle diverse epoche e civiltà.
Comincerò con una breve storia dell’iconografia mariana e
successivamente analizzerò alcune delle sue raffigurazioni più
interessanti e significative.
STORIA DELL’ICONOGRAFIA MARIANA
Quello della Madonna è il tema iconografico più
ricco di tutta l’arte cristiana.
La più antica immagine conosciuta è quella della catacombe di
Priscilla a Roma, risalente alla metà del III secolo: essa
ritrae la Madonna seduta che tiene in braccio il Bambino Gesù.
Questo motivo iconografico detto della Theotokos, o madre
di Dio, di concezione strettamente teologica, era spesso
presente nei mosaici absidali delle prime chiese cristiane e si
diffuse largamente in Oriente divenendo un cardine del complesso
decorativo gerarchico delle chiese bizantine, accanto
all’altro tipo iconografico della Madonna Orante o
della Madonna Odigitria (in piedi con il Bambino in
braccio). Quest’ultimo tipo di Madonna è frequentissimo nelle
icone russe a mezzo busto e si è diffuso in Occidente nei secc.
XII e XIII e anche successivamente.
Altro tipo iconografico creato dall’arte bizantina fu quello
della Panagia Nikopoia («che dona la vittoria»): in
trono, ieratica, regge il Bambino con una o due mani.
Nell’iconografia occidentale tale motivo iconografico è reso
con più libertà e varietà. Fra le raffigurazioni della
Madonna prima della nascita di Gesù, la più importante è
quella della Madonna del parto, presente nell’arte del
XIII sec. ma affermatasi solo successivamente.
Celebre e inusuale come tema è l’affresco di Piero della
Francesca nella cappella del cimitero di Monterchi ad Arezzo:
qui la Madonna, immota fra due angeli, mostra con la mano il
proprio grembo.
In una variante lombarda abbiamo la Madonna del coazzone,
così detta dalla lunga treccia che le scende dietro le spalle,
raffigurata in piedi con un semplice abito decorato a spighe di
grano, simbolo di fecondità. Un esempio di questo tipo di
raffigurazione lo troviamo in un’opera giovanile di Cristoforo
Solario (prima collocata nel Duomo di Milano, oggi nel Museo del
Castello Sforzesco), che deriverebbe da un prototipo argenteo,
perduto, eseguito verso il 1465 da un artista tedesco. A questo
tipo iconografico si ascrivono anche le statue reliquiario della
Madonna, ricordate negli inventari medievali e distrutte in gran
numero dopo la Controriforma: in bronzo o rame smaltato (smalti
limosini), in avorio o legno, queste Madonne recavano nel grembo
aperto il Cristo crocifisso o la Trinità.
Più varia è l’iconografia della Madonna col Bambino,
a cominciare dalla Madonna in Maestà, ispirata alla
Panagia Nikopoia, seduta in trono con il Figlio sulle ginocchia.
Gli esempi più antichi in Occidente, di questo tipo
iconografico sono le Madonne alverniati dei secc. XI-XII: il
vescovo di Clermont aveva fatto eseguire, ispirandosi ad
un’icona bizantina, una statua dorata della Vergine, dalla
quale sarebbero derivate tutte le altre, diffuse largamente
nell’Alvernia.
Si apparentano iconograficamente a questo tipo grave, solenne,
ieratico, le Madonne in Maestà scolpite sui timpani delle
chiese gotiche, sormontate da un baldacchino che simboleggia la
Gerusalemme celeste, si vedano i timpani della porta reale della
cattedrale di Chartres (XII sec.) e della porta detta di
Sant’Anna in Notredame a Parigi.
Il tema ebbe il suo sviluppo trionfale nell’arte italiana del
Duecento e del Trecento, nei dipinti famosi di Cimabue, Giotto,
Duccio di Buoninsegna e Simone Martini che rinnovarono
profondamente la tradizione iconografica. Si sviluppava così un
tipo iconograficamente più umano di Madonna, che ebbe
nell’arte occidentale variazioni infinite, tra le quali si
distinguono la Madonna del latte o dell’umiltà
e la Madonna del roseto. Derivata dal tema bizantino
della Galaktotrophusa, la prima ha ispirato vari artisti come
Jean Fouquet, Leonardo da Vinci con la sua Madonna Litta
(ora al Museo dell’Hermitage), e Caravaggio con una Madonna
dello svezzamento (a Roma nella Galleria nazionale di arte
antica). I pittori fiamminghi invece preferirono
all’iconografia della Madonna che allatta quella della Madonna
con la scodella.
Il secondo tipo, quello della Madonna del roseto, invece
fu soprattutto sviluppato dai pittori della scuola renana e di
esso ci sono rimasti alcuni interessanti esemplari a Francoforte
e a Colonia.
Dal Quattrocento al Seicento la Madonna col Bambino venne
raffigurata con grande libertà e varietà inventiva. Ricordiamo
la Madonna col Bambino dormiente di Andrea Mantegna (a
Milano, nel Museo Poldi-Pezzoli), la Madonna Sistina di
Raffaello (ora nel Museo di Dresda), la Madonna col Bambino,
detta la Zingarella di Tiziano (a Vienna), la Madonna
dal collo lungo di Parmigianino (negli Uffizi, a Firenze).
Altro tema iconografico è quello della Madonna della
Misericordia, generalmente raffigurata in piedi, più
frequentemente senza il Bambino, con le braccia tese ad aprire
l’ampio manto per accogliere coloro che l’invocano e che
essa protegge: un esempio famoso è la Madonna della
Misericordia di Piero della Francesca (nella pinacoteca di
Sansepolcro, Arezzo), parte dell’omonimo polittico dipinto per
la compagnia della Misericordia di Sansepolcro.
Dal tema della Madonna della Misericordia derivò quello della Madonna
del rosario, apparso per la prima volta in un trittico a
Colonia, dove san Domenico e san Pietro Martire sorreggono il
manto della Vergine mentre gli angeli la inghirlandano di rose
(l’iconografia ebbe origine domenicana e grande diffusione nel
XVII sec.) e di cui abbiamo alcuni esemplari di Dürer e Van
Dyck.
Infine c’è il tema iconografico, diffuso soprattutto
nell’arte tedesca, della Madonna dei sette dolori o Madonna
addolorata. Nato nella Fiandra alla fine del XV sec.
(un’incisione dedicata a Carlo V, pubblicata ad Anversa nel
1509, raffigura la Madonna con le sette simboliche spade
disposte a ventaglio), esso si diffuse rapidamente nelle regioni
renane.
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