Il 21 giugno abbiamo superato la metà
dell’anno; anche se il sole sembra farsi più forte, in realtà
il tempo della luce insensibilmente, ma inesorabilmente comincia
a diminuire; ci vorrà un po’ di tempo, un mese o più, perché
ci rendiamo conto che le giornate si vanno accorciando e che
andiamo incontro all’autunno.
Ebbene, è tempo di cominciare a pensare al Presepe, al nuovo
presepe che costruiremo per il prossimo Natale.
“Come, dirà qualcuno, pensare al presepe proprio ora che
stiamo per andare in vacanza, lasciando la città e recandoci in
villeggiatura?”
Proprio così: l’amante del presepe non lascia
all’improvvisazione del momento la costruzione di quello
scenario in cui deve avvenire la Nascita del Bimbo Divino.
A parte il fatto che molte chiese posseggono dei presepi esposti
in pianta stabile, che si possono ammirare quando si va in
visita ad una città e dai quali può sempre trarsi qualche
spunto interessante, girando per monti, per vallate, per boschi,
o anche per litorali e spiagge, si possono raccogliere piccoli
frammenti di natura, rocce, muschio, rametti, con i quali
adornare il presepe; particolarmente indicati a questo fine sono
i cardi, che bellissimi fioriscono d’estate, si seccano e si
conservano facilmente e conferiscono una nota al contempo
realistica e suggestiva al nostro presepe.
Andando in giro, inoltre, si possono incontrare panorami e
paesaggi, dai quali trarre qualche spunto almeno per il
paesaggio del nostro presepe; si possono fare delle fotografie
con questa precisa intenzione; ma se vuoi che i tuoi studi per
il presepe siano veramente vivi, caro Lettore, ti do un
ulteriore piccolo consiglio: munisciti di matita e taccuino e
disegna. Non preoccuparti di seguire le orme di Michelangelo e
di De Chirico, pensa solo ad appuntare le tue impressioni e non
temere: ad onta di quello che ci si fa credere, non c’è
persona che non sia capace di fissare sulla carta con la matita
un po’ del proprio mondo interiore.
Credo anche che ormai ti sei accorto che ti sto suggerendo il
metodo per trasformarti da turista in pellegrino alla ricerca,
anche quando sei in vacanza con tua moglie e il codazzo dei
bambini: anzi, tanto meglio se ci sono i bambini, che da te
possano apprendere il senso dell’andare e del tornare: ricordi
quei bellissimi versi di Thomas Starne Eliot, nei Quattro
Quartetti?
“E tutto il senso del nostro andare sarà di tornare al punto
di partenza e per la prima volta riconoscere il luogo”.
Se, nell’aggirarti con loro per le città, li conduci ad
osservare un presepe in una chiesa, se andando per i prati o per
le spiagge li abitui a distinguere il sasso, la conchiglia, il
ramoscello che possono andare bene per il tuo presepe, quando,
ritornati a casa, farai loro vedere come si mettono a frutto
tutti i suggerimenti e gli spunti raccolti per la costruzione
del presepe, avrai stabilito una continuità che farà derivare
la conoscenza dall’esperienza ed impronterà l’esperienza
alla conoscenza: avrai, in poche parole, dato significato al
tempo. E avrai capito e fatto capire il reale significato della
parola “tradizione”, che spesso è interpretata come il
semplice attaccamento al passato e la chiusura mentale ad ogni
cambiamento; non è così: “tradizione” viene dal latino tradere
che significare “affidare”, “consegnare”; la tradizione
dunque à l’atto con cui si consegna, si affida ai successori
il patrimonio prezioso delle conoscenze, delle usanze, perché
essi lo arricchiscano e, così arricchito, a loro volta lo
affidino a coloro che verranno dopo.
Coraggio, dunque, Lettore: al momento di partire, metti nel tuo
bagaglio un taccuino, una matita, perché no? gli acquerelli, e
non dimenticare una scatola per sassi, fiori, rami e cosette
varie.
A settembre ti darò qualche consiglio pratico per la
costruzione effettiva del presepe.
P.S.
Per darti un piccolo esempio di come anche in estate si possa
pensare a questa che per noi napoletani è una passione, ti
offro l’immagine di un piccolo presepe, che incontrai
nell’anno 1986 nella chiesa di San Giovanni in Foro a Verona:
fu con vera commozione che scoprii questo minuscolo presepe
costruito dai soldati che combatterono sul fronte della Prima
Guerra Mondiale; la cosí detta Grande Guerra fu un avvenimento
tragico, con i suoi massacri di vaste dimensioni, ma che fa
battere il cuore di
noi Napoletani, concittadini dell’autore della “Canzone del
Piave” e del Generale della Vittoria. Non si legga in queste
parole l’esaltazione della guerra: amiamo la pace ed esecriamo
le guerre presenti e future, ma non possiamo esimerci dal
rispetto per coloro che nelle guerre passate hanno versato il
sangue per un ideale. Ma anche su questo ritorneremo.
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