Il
pianeta Terra compie due movimenti fondamentali: la rivoluzione
e la rotazione; in realtà l’attrazione gravitazionale
degli altri corpi celesti del Sistema solare provoca sul nostro
pianeta altre variazioni di posizione, le quali assumono
rilevanza sensibile solo dopo alcuni millenni: questi sono
appunto detti moti millenari, di cui accenneremo solo
qualcosa.
La
rivoluzione è il movimento che la Terra compie intorno al Sole
percorrendo un’orbita ellittica - in cui la stella occupa uno
dei due fuochi - ed è responsabile del succedersi delle
stagioni; grazie alla rotazione (che il pianeta compie
intorno al proprio asse da occidente a oriente), invece, si
verifica l’alternarsi del dì e della notte.
Una
fondamentale peculiarità della Terra è, inoltre, quella di
avere l’asse inclinato rispetto al piano dell’orbita:
l’angolazione è, rispetto ad esso, pari a 66°33’.
E’importantissimo anche il fatto che l’asse terrestre si
mantenga costantemente parallelo a se stesso.
Se
l’asse fosse perpendicolare al piano di rivoluzione, infatti,
avremmo un’alternanza del giorno e della notte costante:
durerebbero sempre 12h l’uno e 12h l’altra;
parallelamente non ci sarebbero più le stagioni, dal momento
che i cambiamenti climatici nel nostro pianeta sono dovuti
proprio alla diversa inclinazione di incidenza dei raggi solari
con la superficie terrestre.
E’credenza
comune ritenere che i momenti in cui la Terra si trova più
vicina al Sole siano i più caldi dell’anno e, viceversa,
quelli in cui la Terra si trova più lontana siano i più
freddi. La differenza delle distanze dalla stella del nostro
Sistema è praticamente irrilevante ai fini dello studio dei
processi che stiamo affrontando: basti pensare che il pianeta si
trova in afelio, cioè a distanza massima dal Sole (152
milioni di Km circa), ai primi di luglio, e in perielio,
a distanza minima (147 mln di Km), ai primi di gennaio. Ciò che
conta, giova ricordarlo, è esclusivamente l’inclinazione
dell’asse terrestre.
L’anno
corrisponde ad un tempo piuttosto variabile a seconda degli
elementi che sono presi in considerazione: distinguiamo, così,
l’anno sidereo e l’anno tropico (o solare).
Per anno sidereo si intende il periodo della rivoluzione
terrestre, ovvero il tempo che intercorre tra due stesse
posizioni del sole tra le stelle; la sua durata è di 365d6h9m10s.
L’anno tropico, invece, corrisponde all’intervallo di tempo
tra due passaggi successivi del Sole allo Zenit (cioè con i
raggi perpendicolari) dello stesso tropico, cioè fra due solstizi
(o due equinozi) dello stesso nome. Esso dura 365d5h48m46s.
La differenza con l’anno sidereo, come si vede, è di circa 20
minuti: questa diminuzione è dovuta alla precessione degli
equinozi, uno dei cosiddetti movimenti millenari, che
consiste in un’annuale “anticipazione” dei fenomeni
equinoziali, appunto, di circa 20 minuti. Tale anticipazione è
a sua volta dovuta al fatto che l’asse terrestre non resta
perfettamente parallelo a se stesso, ma compie un giro ogni
26000 anni (20 minuti equivalgono, infatti ad 1\26000 di anno). Pertanto mutano,
mutando la posizione della perpendicolare all’asse, ovvero
l’Equatore, i punti di intersezione con il piano
dell’Eclittica, corrispondenti alle posizioni del pianeta in
cui si verificano gli equinozi.
Concludendo
il discorso sulla definizione di anno, è opportuno ricordare
che per ovviare a tutti questi inconvenienti, si fa riferimento
all’anno solare, perché esso ci indica il succedersi delle
stagioni, cui sono collegati molti fenomeni biologici, nonché
innumerevoli attività umane (come l’agricoltura); tuttavia è
stata inserita una nuova “grandezza”: l’anno civile,
che ha una durata, convenzionalmente accettata, di 365 giorni
esatti.
Abbiamo
ora introdotto due nuovi termini, solstizio ed equinozio,
i quali corrispondono ad importantissime posizioni che la Terra
assume rispetto al Sole in quattro diversi momenti dell’anno
solare (in un anno si verificano, infatti, due equinozi e due
solstizi). In fig.1 ne abbiamo una prima, schematica
illustrazione.
|
All’inizio dell’articolo abbiamo
detto che la
temperatura del pianeta dipende dall’angolo di incidenza tra
la superficie e i raggi del sole: se questi sono perpendicolari,
il calore sarà massimo; appare dunque evidente, in tal caso,
che il riscaldamento ha valori più alti a 0° di latitudine e
diminuisce con l’aumentare di essa. Occorre a questo punto
precisare altri concetti, quello di latitudine e di longitudine
e, ancor prima, di paralleli e meridiani: i
paralleli sono “linee” immaginarie date dall’intersezione
della superficie terrestre con piani perpendicolari all’asse
non passanti per il centro (qui infatti abbiamo l’Equatore, che è
una circonferenza massima); la latitudine
corrisponde
alla distanza angolare di un punto dall’Equatore, si misura in
gradi e può essere Nord o Sud, a seconda della
posizione rispetto all’Equatore.
I meridiani sono invece semicirconferenze generate da piani
contenenti l’asse terrestre, e perciò perpendicolari al
parallelo 0; analogamente, la longitudine corrisponde alla
distanza angolare dal meridiano 0, che, per convenzione, è
quello in corrispondenza del meridiano di Greenwich. Ovviamente
possiamo avere una longitudine Est oppure Ovest.
|