“Settembre,
andiamo, è tempo di migrare”, scriveva l’Immaginifico
Poeta, pensando ai “suoi” pastori che, in terra d’Abruzzo,
si preparavano alla transumanza e con i quali, in realtà,
nessuno gli avrebbe impedito di restare, se solo l’avesse
voluto.
Per
noi, invece è, piú modestamente, tempo di apprestarci a
preparare il nostro presepe; in realtà, il tempo non è molto,
se vogliamo essere in sintonia con la tradizione, rispettando le
date, e allestire un presepe da poter mostrare con orgoglio ai
visitatori.
Tradizionalmente,
infatti, il presepe deve essere pronto per il ventinove di
novembre, giorno in cui l’inizio della Novena
dell’Immacolata è annunziato dal suono dolce e triste delle
zampogne. Per nove giorni, dinanzi alla mangiatoia ancora vuota
del Bimbo, gli zampognari traggono dai caratteristici strumenti
pastorali le loro struggenti melodie, che hanno il fascinoso
potere di riportarci all’infanzia. Di solito, sono padre e
figlio, i due zampognari; al giovane, dotato di polmoni per
l’età meno affaticati, tocca lo strumento piú complesso, la
zampogna vera e propria, mentre il più anziano suona la
ciaramella, intervallando la musica con il canto, dalle parole
molto semplici: “la notte de Natale nun se dorme, se pensa a
lu Bambino e a la Madonna”. Poi, dopo l’otto dicembre, le
zampogne tacciono, per riprendere con la Novena di Natale.
Ma
questa, come ho altre volte avvertito, non è che archeologia:
sono molti anni che la mattina del ventinove novembre non mi
destano le melodie delle zampogne. Nel ritmo frenetico del mondo
contemporaneo, pare non vi sia posto alcuno per queste umili
tradizioni.
Ma
veniamo a qualche consiglio pratico per l’allestimento del
presepe; naturalmente, i suggerimenti che mi appresto a dare
vogliono essere non piú che uno spunto, soprattutto per i
giovani che si accostano per la prima volta all’arte
presepiale; i lettori esperti, invece, potranno trovare qualche
interesse nel confrontare la propria pratica con la mia, che si
esplica ormai da quarantasei anni; infatti, costruii il mio
primo presepe completamente da solo all’età di undici anni,
cercando di imitare il modo di operare paterno.
Un
avvertimento, innanzitutto: è vero che è motivo di orgoglio
mostrare agli amici un presepe artisticamente costruito, ma
ricordate, Lettori, che un presepe, qualunque presepe, è sempre
bello, anche se fatto con una tavoletta coperta di erba e i
pastori appoggiati sopra di essa; vorrei dire che un presepe è
semplicemente meraviglioso, per il fatto stesso di essere un
presepe; è commovente per l’evento che commemora, non per il
talento artistico che vi ha profuso il costruttore. Anzi, chi
non è capace di commuoversi dinanzi al presepe piú umilmente
costruito dimostra la propria aridità spirituale. Voglio
richiamare al vostro ricordo una scena di “Natale in casa
Cupiello”, del nostro Eduardo De Filippo; nel suo ingenuo
entusiasmo, il vecchio Luca Cupiello mostra al vanesio seduttore
il suo presepe e il giovane bellimbusto non sa far altro che
esercitare la sua cinica ironia, da uomo capace di distruggere
ma non di costruire. “Questo l’avete fatto voi?” e poi
“Bravo, bravo”, con tono di burla, che non sfugge al vecchio
Lucariello, ingenuo e semplice, ma non stupido. Ovviamente, quel
giovinastro non sarebbe neppure capace di concepirlo, un presepe
cosí.
Tutto
questo, però, non toglie che è pur bello profondere tutti i
propri talenti perché il presepe riesca quanto piú possibile
anche esteticamente valido, dal momento che è proprio
nell’atto artistico che l’uomo
riconosce in sé l’impronta del suo Artefice.
Ma
si badi bene che il valore artistico del presepe non coincide
spesso con il suo valore economico, anzi i due aspetti sono in
relazione di proporzionalità inversa.
Un
presepe che costa milioni potrebbe contraddire nei fatti l’evento
che esso è chiamato a commemorare; per cui, il presepe che io
ti propongo, amico Lettore, deve costare relativamente poco: l’ideale
è approntarlo con materiali di scarto, con quelle cose che
altrimenti andrebbero gettate via, con i rimasugli di altre
lavorazioni.
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2-
seguendo il disegno preparatorio, si allestisce la
struttura di legno, fissando bene le assi con i chiodi
3-
si passa alla modellatura delle rocce: si prepara con
molta cura l’impasto di gesso (si faccia attenzione a che sia
la varietà detta “alabastrina” oppure “scagliola”, che
sono a presa rapida)
4-
l’impasto va preparato in piccole quantità volta per
volta, perché indurisce con rapidità
5-
ideali sarebbero i colori in polvere (le “terre”) che
sono caldi e hanno una tonalità naturale; ma essi andrebbero
sciolti nella colla di pesce o di coniglio, risultandone un
impasto troppo denso, per potere essere usato con il sistema che
dirò; per il nostro scopo, quindi, possono essere adoperati i
colori nelle boccette di plastica, in vendita presso i coloristi
6-
i colori,
sciolti nell’acqua, vengono posti negli “spruzzatori”; si
possono usare, se si trovano, quelli che una volta erano
adoperati per l’insetticida; ma vanno ugualmente bene quelli
che le donne usano per la spiaggia o anche quelli dei comuni
detersivi (si ricordi sempre che nulla è troppo umile o
prosaico, quando si deve preparare il presepe)
7-
la coloritura, ovviamente, dipende dal gusto e dalle
capacità artistiche di ciascuno
8-
importantissimo:
per non suscitare le ire della padrona di casa, ricordate, prima
di iniziare a lavorare, di provvedere alla protezione di
pavimenti, di mobili e di pareti con fogli di giornale (meglio
con carta da imballaggio o con vecchie lenzuola); comunque, le
macchie di gesso non provocano danno: basta lasciarle asciugare
e si polverizzano facilmente; le macchie di colore sono più
persistenti; anche qui, l’esperienza insegnerà a non fare
danni; per anni ho costruito il mio presepe nella mia stanza
tappezzata di libri, senza rovinarne uno solo.
In
verità, mi si potrebbe obiettare che il presepe popolare, del
quale ci stiamo occupando nei numeri della nostra rivista, è
fatto con il sughero; è vero, e il sughero ha un suo fascino
indiscutibile. Nelle prossime puntate parleremo anche di questo
metodo che è forse più antico; il metodo che ho illustrato in
queste pagine è però più adatto a coloro che non hanno spazio
per conservare il presepe, inteso come struttura, e devono
smantellarlo, una volta passato il periodo natalizio, oppure che
semplicemente provano piacere a fare ogni anno completamente da
capo il presepe.
Buon
lavoro, dunque e arrivederci alle prossime settimane.
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