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Anno 4 - n.2 - Dicembre 2004
 

EDITORIALE

           

Cari Lettori, 
ci dispiace.
Ci dispiace di dover aprire questo numero con un “ci dispiace”.
Ci dispiace per la confusione mentale che sembra regnare ormai un po’ dovunque. 
Ci dispiace per la disonestà intellettuale che insidia la nostra vita spirituale.
Ci dispiace di doverci chiedere così spesso, come diceva una volta il nostro collaboratore Giuseppe Gaeta, “ma che senso ha”?
Partiamo dalla notizia a nostro avviso più grave: in una scuola dell’Italia settentrionale gli scolari, nel preparare la canzoncina di Natale, hanno voluto, per un malinteso senso di rispetto verso i loro compagni di altra fede, sostituire il nome di Gesù con la parola “virtù; è come se, nel celebrare il mio compleanno, si facesse di tutto per festeggiarmi, senza, per carità, pronunciare il mio nome, perché si potrebbe urtare la sensibilità degli ospiti, cui potrei essere eventualmente antipatico. 
Perché è proprio di questo che si tratta: si voglia o non si voglia, si sia credenti o meno, il Natale è, e resta, la celebrazione della nascita del Figlio di Dio secondo la carne, per dirla con un’espressione quotidiana, il compleanno di Gesù. Non è colpa di quegli scolari, ma di chi avrebbe dovuto spingerli a riflettere che, mentre essi, in una nazione che continua a dirsi cristiana, hanno delle remore a pronunciare il nome di Cristo, i loro piccoli amici maomettani non si vergognano affatto di professarsi seguaci di Maometto. E allora, suvvia, un minimo di coerenza: o cancellare il Natale dalla nostra vita collettiva, rinunciando di conseguenza anche alle sospirate vacanze e al cenone, o mantenere la festività nel suo significato reale; già altre volte, sulle pagine della nostra rivista, abbiamo invitato ad acquistare i “pastori” a San Gregorio Armeno per “fare” il presepe e non per esporli in vetrina, come espressione di quel che si dice uno “status symbol”.
E veniamo ad un’altra vicenda che è anch’essa significativa: un quotidiano napoletano, o meglio il quotidiano che rappresenta Napoli e il Meridione, non solo in Italia, ma nel mondo, probabilmente equivocando sul fatto attestato dal Vangelo che i Magi venivano dall’Oriente, hanno fatto venire tutti i pastori dall’estremo Oriente: per di più di resina e con il marchio “made in Hong Kong”; per di più diffusi nelle edicole della città che è una delle patrie qualificate del “pastore” di terracotta.
Confesso: spinto dalla pubblicità che all’iniziativa era stata fatta, desideroso di assicurarmi il possesso di quei “pezzi”, pubblicati dal prestigioso quotidiano della mia città, nel timore di perdere il primo numero, lo prenotai in ben tre edicole, ritrovandomi quindi con tre di questi pupazzetti in resina, di cui, deluso nell’aspettativa, non sapevo che fare.
Ma le sorprese non finirono lì: il direttore della nostra rivista, sfogliando i fascicoletti collegati ai “pastori” di Hong Kong, con la storia del presepe, scoprì una serie di plagi dalle nostre pagine.
Alcune immagini sono state sottratte alla nostra rivista senza neanche citare la fonte, come è normale fare in questi casi. Uno solo per il momento sottoponiamo al giudizio dei Lettori: le immagini che corredano il mio articolo sulla preparazione di un “pastore” in creta e del suo stampo in gesso. http://www.presepenapoletano.it/artigiani/pastore/pastore.htm 

(le stesse immagini riportate a pag.38 del fascicoletto n.4)

Sono immagini che io stesso feci con l’autoscatto alle mie mani e che da anni i Lettori hanno visto sulle nostre pagine. Oltretutto la sottrazione rasenta il falso ideologico, poiché, messe dall’autore del fascicolo in un altro contesto, fanno credere al Lettore ignaro che le immagini si riferiscano a degli artigiani beneventani.
Non abbiamo ancora ricevuto né spiegazioni né scuse dall’autore dei fascicoli.
Il fatto ci lascia perplessi, poiché nel nostro lavoro siamo abituati a fare tutto con le nostre forze, senza sottrarre ad altri il frutto della loro operosità. E’ questa abitudine a non pubblicare nulla che non sia derivato dalle nostre ricerche che talvolta ci costringe ad essere in ritardo rispetto ai tempi previsti. Di questi ritardi abbiamo chiesto spesso scusa ai Lettori: ma una cosa possiamo loro assicurare, che nel fare il nostro lavoro, non prenderemo mai scorciatoie. 

 

Italo Sarcone