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Anno 5 - n.1 - Gennaio 2005
 

Appunti per la realizzazione del PRESEPE POPOLARE NAPOLETANO 


     Il presepe popolare napoletano è costituito da una serie di discese, dovendo suggerire a chi guarda l'idea di un viaggio, un viaggio di somma importanza di cui parleremo a varie riprese. Per ora, il lettore cominci a prendere familiarità con i personaggi che popolano l'ingenua struttura di sughero. Al termine delle discese, sulla pianura che si apre dinanzi alla montagna da esse suggerita, si aprono tre grotte: in quella di centro avviene la nascita del Bimbo Divino.

Personaggi ed elementi fondamentali: 
Benino, che dorme: all'inizio della prima discesa; comunque, sempre all'inizio del percorso.
La Zingara.
La Lavandaia.
La cavalcata dei Re Magi: Baldassarre, il vecchio; Gasparre, il negro; Melchiorre, il giovane. I cavalli: uno bianco, uno rossiccio, il terzo nero.
Il Cacciatore.
Il Pescatore.
L'Oste.
I Banchettanti.
Il Ciccibacco, che conduce il carro con le botti. Il Ciccibacco esce da una delle due grotte, mentre nell'altra trova posto l'Osteria.
Nel loro percorso questi personaggi incontrano un ponte, che scavalca un fiume.
Assolutamente indispensabile il pozzo. 
Generalmente, Benino sonnecchia in un pagliaio. 
All'ingresso della grotta della Natività, ai due lati, gli Zampognari: il piú vecchio con la ciaramella, il piú giovane con la cornamusa. 
E, nella grotta, ovviamente, la Madonna con Giuseppe e il Bambino, che nella mangiatoia va posto a mezzanotte, quando, dalla vicina chiesa, giunge il suono festoso delle campane che suonano a gloria. Non dimenticate il bue e l'asinello, che dell'intera scena sono l'elemento piú poetico.
Poi, Angeli che scendono a grappoli.
E animali a volontà, soprattutto pecore.

Tutti questi personaggi ed elementi si ritrovano nella settecentesca Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci.
Qualcuno pone anche, in cima alla montagna, il castello di Erode e in questo caso vi sono anche dei soldati romani. Si può dunque rappresentare anche la Strage degli Innocenti.
Per quest'ultima scena, non si dimentichi l'importanza di questo simbolo nell'opera di Nicolas Flamel, uno dei pochissimi alchimisti di cui la tradizione assicuri che sia riuscito a produrre l'oro: Nicolas Flamel et Perrenelle sa femme. 

Questa pagina è tratta da una nostra pubblicazione, che vide la luce ormai sono tre lustri (In Limine, Napoli, 1987): in quel libro, il simbolismo cui sono informati i vari personaggi e gli altri elementi traspariva dalla trama di connessioni e di rinvii con le altre pagine; una esposizione più ampia offrimmo in un altro lavoro (Il sogno di Benino, Salerno, 1989), espressamente dedicato al presepe popolare napoletano. Nelle nostre successive analisi, che cercheremo di condure in maniera sistematica, ci avverrà spesso di fare riferimento a questi nostri studi, cosa di cui chiediamo fin d'ora scusa al paziente lettore. 

Napoli, 19 marzo 2001,

in die festo Beati Joseph patriarchae.

      
 

Italo Sarcone