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Anno 5 - n.2 - Febbraio 2005
 

EDITORIALE

       Il mese di febbraio inizia con due ricorrenze importanti per chi ama il presepe, non solo in quanto espressione artistica, ma anche come centro di una ritualità che per lo spirito umano si rivela come essenziale; come abbiamo già altre volte ricordato, il due febbraio, ricorrenza della "Purificazione della Vergine Maria" (popolarmente detta anche "Candelora"), e il tre febbraio, festa di San Biagio vescovo e martire, sono date tradizionali per riporre il presepe.
La festa della "Purificazione" è particolarmente interessante, perché sostituzione cristiana di un'antichissima festività pagana, che poi è proprio quella che ha dato il nome al mese: dal latino februum, "purificazione" e da februare, "purificare" derivò il nome di februarius, "il mese delle purificazioni". 
Con una serie di riti, che perdurarono fino alla fine dell'antichità, almeno fino al V secolo dell'Era Volgare, gli antichi Romani "purificavano" la loro società dal contatto, al contempo fecondante e contaminante, con le anime dei morti, che, al dischiudersi della terra, nell'inizio della stagione primaverile, lasciavano le buie profondità del sottosuolo, per venire a mischiarsi nuovamente con il mondo dei vivi.
Su tutto questo, e sul significato che questi rituali rivestono per chi è interessato ai significati profondi che andiamo mano a mano scoprendo nel presepe popolare napoletano, dovremo ancora ritornare.
Per il momento, offro ai Lettori, ancora una volta una pagina del mio vecchio (ma spero non invecchiato) libro, In Limine, che forse può offrire qualche spunto a chi vuole approfondire il senso antropologico del presepe e indagare sul contesto ambientale nel quale esso si colloca. 

11 febbraio '05



     
      
 

Italo Sarcone