DIALOGO CON I LETTORI
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figure del presepe
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sul “presepe censurato”
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architetture presepiali
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ancora in difesa degli animali
• Paolo di Cassano d’Adda
(MI) è “alla ricerca di informazioni (libri, articoli …)
relativi alle antiche tecniche di costruzione delle figure del
presepe”.
Faremo una ricerca questa
estate e nel numero di settembre vedremo quello che avremo
trovato.
Per il momento, può andare a
vedere, per quanto riguarda le figure in terracotta, il piccolo
saggio (assaggio, veramente) scritto da me, corredato con foto,
pubblicato in altro luogo del sito. Per quanto riguarda il
“pastore vestito” del Settecento, si tratta di un manichino di
stoppa, completato da testa in terracotta e da mani e piedi in
terracotta o legno; vi ritorneremo.
• La dott.ssa Enza Sommella,
specialista in archivistica e diplomatica, ci invia dei
suggerimenti per la nostra Lettrice impegnata nella ricerca sul
“presepe censurato”.
“Gentile lettrice,
il suo tema di ricerca è
molto interessante. Spero che voglia accogliere i miei consigli
che nascono dalla diretta esperienza di ricerca storica. Per una
tesi di laurea, mi sembra complicato uno studio sistematico
delle censure del Concilio e quelle dell’Illuminismo. Potrebbe
essere lo studio di una vita. Dice che si sta dedicando ad uno
studio "generale”. Come farà a generalizzare se non avrà
esaminato vari casi in realtà circoscritte? Piccola avvertenza:
quando legge i testi, anche contemporanei, non può “dimenticare”
che sono legati ad una realtà ben precisa, come ad esempio De
Simone-Napoli. Certo partire dalle direttive del Concilio le
fornirà forse dei riferimenti in proposito, ma poi? Come
verificarne l’attuazione? Dovrebbe esaminare le relazioni sulla
loro osservanza inviate a Roma dai vescovi delle varie città, i
documenti dei sinodi, i processi per eresia e superstizione, ma
anche relazioni di viaggiatori o storici che descrivano i
presepi, la religiosità del popolo, i comportamenti degli
ecclesiastici, ecc. Armata di pazienza e qualche conoscenza
(archivistica, paleografia, latino,…) potrebbe cercare in
archivi pubblici statali ed ecclesiastici delle fonti, sperando
di trovare quello che cerca. Le fonti pubblicate in edizioni
recenti sono limitate, e quelle tradotte praticamente
inesistenti.
Le consiglio quindi prima di
tutto di delimitare il suo campo di indagine.
Enza Sommella”
• Alcune settimane fa,
ho incontrato sull’autobus Flavia Soprani, che ha
studiato al Liceo “Genovesi” ed ora sta per laurearsi in
architettura. L’ho invitata a
collaborare con la
nostra rivista e pochi giorni dopo, con sollecitudine, ella mi
ha inviato questa lettera:
Salve
Professore,
le scrivo
per l'articolo sull'architettura presepiale di cui abbiamo
parlato l'altro giorno. Ho qualche dubbio: devo considerare il
presepe in quanto realtà architettonica e fisica, vissuta
dall'interno, oppure come rappresentazione tridimensionale di un
luogo-simbolo? Nel primo caso, sarebbe interessante partire dal
presepe per poi spaziare sull'architettura rupestre e su esempi
esistenti di essa, come Matera; andando nello specifico, si può
anche approfondire la realtà fisica della grotta, su cui si può
dire tantissimo. Nel secondo caso non saprei bene come muovermi,
perché del presepe in quanto modello, plastico, il sito è già
molto ricco di notizie, inoltre non credo di saperne abbastanza,
gli esperti siete voi...! A tal proposito, colgo l'occasione per
farle i miei complimenti, il sito è davvero ricchissimo, gli
articoli si lasciano leggere con vero interesse anche da chi,
come me, non ne sa molto; l'impressione che lascia nel
visitatore è l'esistenza di una passione sincera, ed è una bella
sensazione. Attendo direttive sul da farsi, e la ringrazio.
Flavia”
Cara
Flavia, grazie innanzitutto per avere risposto al mio “appello”
con tanta sollecitudine. Grazie anche per la qualifica di
“esperti”, che generosamente ci attribuisci: ma, come ho più
volte scritto, non siamo tanto degli esperti, quanto degli
appassionati della e alla ricerca. Desideriamo dunque dai nostri
amici nuove idee, nuove sollecitazioni per l’apertura di nuove
piste. Per cui, devi sentirti completamente libera di seguire un
tuo filone di indagine, magari cercando di completare lì dove ti
sembra che noi siamo stati manchevoli. Mi pare che nella tua
ricciuta e graziosa testolina siano già spuntate delle idee
valide, degne di essere attuate. Cogli l’occasione di qualche
viaggio estivo che sicuramente farai e lavora sulle idee che
sicuramente si faranno più precise. A risentirci.
• L’amica
Lidia, che ai nostri Lettori è ormai ben nota per la sua
lotta a favore degli animali, contro i quali si esplicano
continuamente la ferocia e il sadismo dell’uomo, mi ha inviato
dei passi tratti da un Vangelo non canonico, nei quali
Gesù difende gli animali e vieta di cibarsi delle loro carni. I
passi, che Lidia ha ricevuto da Vittorio, dell’organizzazione
dei “cristiani liberi”, sono sicuramente molto belli.
Per
quanto riguarda la liceità del mangiare le carni degli animali,
chiamato ad esprimere il mio parere, devo confessare che sono
molto esitante. Come mi fa notare il nostro direttore Guido Di
Lorenzo, molto dipende dalla necessità e dalla
conoscenza. Cioè dipende in parte dalla accresciuta
disponibilità di cibi non necessariamente di origine animale e
in parte anche dall’accresciuta conoscenza del comportamento e
della sensibilità degli animali, che scopriamo sempre più vicini
a noi. Giustamente egli dice che il nostro atteggiamento nei
confronti degli animali è frutto del tempo, cioè si modifica nel
tempo. Per esempio, La stessa rappresentazione presepiale, con
la raffigurazione di banchetti in cui si fa ampio uso di carni,
oppure di taverne che espongono i celebri quarti di bue, devono
essere appunto collocati in una prospettiva temporale, cioè
storicizzati, come si dice: il cibo come aspirazione a
soddisfare un bisogno (su questo dovremo ritornare a tempo e
luogo).
I nostri
discorsi mi hanno fatto ricordare ciò che diceva Leonardo da
Vinci: “Verrà il giorno in cui anche l’uccisione di un animale
sarà considerato alla stregua di un omicidio”.
Personalmente non amo mangiare carne: mi sembra che su questa
pietanza anche il vino (amabilissima bevanda, come ben sapeva
Gesù) acquisti un cattivo sapore. Ma è appunto un fatto
personale. Non so se l’uomo, animale onnivoro, possa già fare
veramente a meno di inserire la carne nella propria dieta, come
sostiene qualche autorità scientifica. Del resto, se il lupo può
mangiare la pecora, o il leone la gazzella, senza suscitare
scandalo, forse anche l’uomo può mangiare in tutta naturalezza
una bistecca di manzo o un cosciotto di capretto. E dico
“forse”, perché l’uomo dovrebbe in ogni caso tendere a
differenziare il proprio comportamento dal lupo e dal leone. In
natura, inoltre, alla preda è lasciata una possibilità di
salvezza, una via di scampo, di fronte al cacciatore, cosa che
assolutamente non avviene per gli animali da allevamento. Per la
nostra coscienza di uomini civili dovrebbe essere per lo meno
imbarazzante.
Nell’antichità, contro tutte le idee preconcette, era raro che
si mangiasse carne: in genere accadeva solo in occasione di
sacrifici, poiché gli uomini, anche i più grandi, come Scipione
l’Africano, per fare un solo nome, vivevano quasi tutti
coltivando la terra e avevano quindi ripugnanza ad affondare il
coltello nella gola del loro umile e paziente compagno di
lavoro.
Non
parliamo poi di Virgilio che è rattristato anche dalla pratica
dei sacrifici, la cui necessità tuttavia non sa porre in dubbio.
In ogni caso, se vi può
essere qualche dubbio circa la necessità e quindi la liceità di
mangiare carne, ogni dubbio sparisce, quando nei confronti degli
animali la crudeltà è esercitata al solo scopo di fornire
pellicce alle donne dei danarosi e dei potenti, o per condurre
esperimenti “scientifici” che il più delle volte si rivelano
inutili, o anche per gustare cibi più raffinati e così via. Non
vi sono giustificazioni di sorta per la crudeltà, che, come mi
fa notare Guido, è sempre inutile.
Vorremmo
pubblicare i passi del “Vangelo degli animali”, se Vittorio sarà
d’accordo; gli chiediamo però di precisare la fonte di quello
che egli ha chiamato “vangelo nascosto”, per essere più precisi
nei riguardi dei nostri lettori, cui desideriamo permettere
sempre di andare a confrontare gli originali dei testi che
citiamo.
Italo Sarcone
1 luglio 2005