Cari Lettori,
in occasione della festa del Natale, ritorniamo a voi con
questo secondo numero del Duemilaotto, augurandoci che, per
il prossimo anno, superate una serie di difficoltà, più e
meno gravi, saremo presenti con le nostre pubblicazioni con
maggiore continuità e regolarità.
La celebrazione del Natale è preceduta da una serie di
festività, che la tradizione popolare non ha evitato di
mettere in risalto, collegandole al grande fenomeno cosmico
rappresentato dal solstizio d’inverno, quando il sole sembra
interrompere la sua corsa verso l’estinzione e riacquistare
nuovo vigore. La festa di Santa Lucia, al 13 dicembre, è
collegata a questo evento, poiché il nome della giovane
martire siracusana (in latino Lùcia, Lucìa secondo la
pronuncia greca) è connesso alla luce; tra il 1325 e il
1350, inoltre, il solstizio cadeva proprio in questo giorno,
per effetto dell’anticipazione dovuta alla non perfetta
corrispondenza tra l’anno solare e l’anno convenzionale
(l’anno solare è in effetti, come si sa, di alcune ore più
lungo di quello del nostro calendario: ci volle la riforma
gregoriana, per mettere un po’ a posto le cose). È rimasto
così il detto che Santa Lucia è il giorno più breve
dell’anno.
Il 14 dicembre, a Napoli e in Campania, ma non solo, si
celebra la festa di Sant’Agnello, nato a Napoli da genitori
siracusani (c’è chi pensa che essi appartenessero alla
stessa famiglia di Santa Lucia) e divenuto poi abate del
convento di san Gaudioso. Vuole la tradizione che abbia
compiuto alcuni miracoli per difendere la città di Napoli
dalle aggressioni dei Longobardi. Per questo è rappresentato
con uno stendardo. L’agnello, come l’ariete, è un animale
legato al sole: vuole infatti una tradizione antichissima,
riportata anche da Virgilio e da Dante, che il mondo sia
nato in primavera, quando il sole era nella costellazione
dell’ariete. Un’altra tradizione popolare riporta che da
questo giorno comincino le cosiddette “calende”: cioè ogni
giorno, da qui a Natale, rappresenterebbe un mese dell’anno
successivo. Quindi il 14 figurerebbe gennaio, il 15 febbraio
e così via fino al 25 che sarebbe dicembre. Dalle condizioni
atmosferiche del giorno si trae il pronostico per il mese
corrispondente. Vale la pena di compiere una piccola
verifica.
Il Natale è poi seguito da una serie di feste di profondo
significato morale e religioso: il 26 è Santo Stefano, il
primo martire, il 27 è San Giovanni, il quarto Evangelista,
il santo del solstizio d’inverno, così come San Giovanni
Battista è il Santo del solstizio d’estate, il 28 è dedicato
ai Santi Innocenti, i bambini che Erode re di Giudea,
insospettito dalle parole dei Magi, fece massacrare, per
essere sicuro di uccidere con loro anche il futuro Re dei
Giudei. Anche se l’episodio non trova conferma nei documenti
storici, esso si è imposto nella tradizione e nell’arte;
spesso sul presepe si pongono anche il castello del perfido
Erode e i soldati romani che eseguono i suoi ordini crudeli.
La data stessa della nascita di Gesù non è realmente nota:
da un particolare del Vangelo (i pastori che vegliano le
greggi, di notte, all’aperto) è sicuro che essa avvenne
nella bella stagione. La data del 25 dicembre è una data
simbolica: poiché quel giorno si celebrava la rinascita del
Sole dopo il pericolo dei giorni brumali, i Cristiani,
celebrando il Natale di Gesù proprio quel giorno, vollero
dichiarare al mondo che era Lui il vero Sole, venuto “a
illuminare chi sedeva nelle tenebre e nell’ombra della
morte”.
In questo numero, per illustrare quanto ho scritto, riporto
un passo del mio vecchio (ma spero non invecchiato) IN
LIMINE.
Inoltre, poiché il 26 ottobre del 2008 è ricorso il
centesimo anniversario della nascita di mio padre,
ripubblico alcune pagine dello stesso testo che erano a lui
dedicate, corredandole delle immagini delle sue opere.
E poiché siamo a Natale, quando tutti si impegnano a
togliere significato a questa bella festa, facendo regali a
dritta e a manca, tranne a Colui di cui ricorre il
compleanno, voglio dirvi, cari Lettori, qual è il più bel
ricordo che conservo di mio padre: non eravamo ricchi, tutt’altro,
ma nessun povero si allontanò dalla soglia della nostra
casa-bottega di via San Gregorio Armeno 50 senza ricevere
l’obolo della cristiana carità, quella che la saggezza del
Medioevo chiamava “la parte di Dio”.
Buon Natale.
Italo Sarcone
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