Sant'Aniello
a CapoNapoli
Fascino di antichi nomi
Magia
di antichi luoghi
Tredici dicembre: festa di Santa Lucia, Vergine e Martire,
che ha nel nome la Luce.
Quattordici Dicembre: festa di Sant’Agnello abate che è nel
nome la mite creatura la cui immagine nelle chiese
medioevali trionfa sulla chiave di volta nell’arco della
porta orientale: come negarci alla suggestione delle
analogie il cui gioco ci svela la trama della tela con cui
Maia abbaglia i nostri occhi mortali?
Agnus, Aghnòs, Aghnis
L’Agnello la Purezza ed il Fuoco
Latino, Greco e Sanscrito cospirano per offrirci ciascuno un
filo della trama.
Tenebre e Luce si danno battaglia dall’inizio dei tempi e si
trema che la luce abbia a soccombere.
Ma il
Sole, se pare si estingua, poi rinasce ogni volta in eterna
vicenda.
Il
Santo è vecchio, si avvia all’estinzione, come il falegname
Giuseppe, ma da qui a pochi giorni rinascerà come bimbo, in
fondo a una grotta, in grembo alla terra.
NATALIS SOLIS INVICTI
Importa qualcosa che gli diamo un nome o un altro?
Che
sia Mitra o il Cristo, il Sole è la luce. E la Luce è la
Vita degli Uomini.
E se
Cristo è il Leone non disdegna di essere anche l’Agnello.
Il
Leone ed il Sole
L’Agnello ed il Fuoco
Attendiamo il diciassette gennaio festa di Sant’Antonio
Abate per accendere i fuochi in onore del Sole.
Sant’Agnello,
Aniello in forma dialettale, è uno dei patroni più
prestigiosi di questa città tanto protetta e tanto dolente.
A lui è stata consacrata la zona che fu l’acropoli
dell’antica Neapolis. Da lassù un tempo la vista spaziava,
superando le formidabili mura e il fossato che fecero paura
anche all’intrepido Annibale e si spingeva verso il verde
scenario delle colline, fra cui insinuavano il serpeggiante
cammino le valli degli Eumelidi e degli Eunostidi, sacre al
riposo dei Neapolitani defunti. Dall’alto della colata di
cemento sotto cui è sparita l’antica rocca oggi lo sguardo
riesce a malapena a cogliere qualche albero intristito
piantato in quello che poeticamente si chiamò Largo delle
Pigne.
Brandelli di mura riposano nell’oblio all’ombra del triste
edificio che la mediocrità dei tempi moderni ha innalzato
quale presuntuosa sfida alla parola del passato.
NISI
DOMINVS AEDIFICAVERIT DOMVM
Come
edificare senza memoria?
E
come ascendere senza bellezza?
Immensa una folla di moderne ninfette e di moderni centauri
in giubbotto di pelle, verso l’ora di pranzo, rigurgita
dalle bocche del triste edificio e nel viandante rinnova lo
sgomento di Dante sulla triste riviera d’Acheronte.
Ad
ogni angolo la Sfinge ripropone l’enigma, nell’inutile
attesa d’Edipo che le consenta la pace.
Non
ragionar di lor, ma guarda e passa, o viandante che sei alla
ricerca dei simboli che ti mettano sulla traccia per uscire
dal labirinto della tua esistenza.
Perché tu sai che inutilmente cercherai di costruire
l’avvenire se non saprai intendere l’oracolo del passato.
I
simboli che incontri sul tuo cammino non sono diversi dal
linguaggio che parla chi dentro di te è colui che sa.
Perciò, o viandante, seguimi ed ascolta: