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Anno 1 - n.2 - Dicembre 2000

   

IL PASTORE NAPOLETANO DEL'700 NEI MUSEI DEL MONDO 

 


minta, favola pastorale del Tasso del 1573; "Il pastor fido" di Giovan Battista Guarini, anno 1590; questi sono i remoti antenati dei nostri "Pastori", essendolo di nome e di fatto i personaggi di queste opere. Saltando di un secolo, giungiamo al 1690, anno in cui fu fondata l'Arcadia. Protettore dell'accademia, il Buon Pastore, Gesu', e, precisamente, Gesu' Bambino; "...gli arcadi cosi' volevano avere la semplicita' dei pastori greci e insieme la fede ingenua dei pastori palestinesi, che accorsero per primi alla grotta di Betlemme" (Bargellini).

Metastasio si trasferisce a Napoli per ritrovare la memoria del Tasso; qui vi lascia una traccia tanto indelebile da influenzare il nobile Alfonso Maria de' Liguori già grande avvocato del foro napoletano, prelato, insigne moralista e dottore della Chiesa, che compose piu' di una canzonetta di metastasiana fattura, la piu' memorabile tra le quali è "Tu scendi dalle stelle" e, in vernacolo, "Quanno nascette Ninno..." (Bargellini).
Questi temi bucolici permearono il lavoro dei presepisti del Seicento, ma essi indirizzarono la ricerca verso il rendere quanto più verosimili le situazioni suddette, operando direttamente sulle sculture: lignee, con occhi di cristallo e vestite con tessuti alla moda dell'epoca.
Ciò non bastava, ed infatti un risultato concreto rivolto al conseguimento dello scopo suddetto, si ebbe solo quando alle figure pastorali si aggiunse l'impianto scenico; quest'ultimo ispirato non già alla scultura, né alla pittura "sic et sempliciter", ma intima fusione di queste due arti: plasticità e "disegno" insieme.
L'illuminismo non entrò mai nei contenuti del Presepe in maniera "prepotente" così come aveva fatto in altri campi della Conoscenza o dell' Arte, se non, come affermato da più ed autorevoli Voci, per sottolinearne il carattere enciclopedico, ovvero, pedagogico, delle minuterie nonché degli animali, delle mercanzie. Ciò potrebbe indurre l'osservatore meno attento ad una analisi sicuramente falsa, ravvisando in siffatte soluzioni iconografiche una tendenza a porre la Conoscenza come fulcro dell'intera finzione scenica: in realtà il Presepe, con il suo significato escatologico non voleva tralasciare neanche uno degli aspetti antropologici che costituivano e costituiscono la sua quintessenza.

Sulla Pittura il discorso diventa relativamente più semplice, potendo noi demandare direttamente l'attento lettore alla visione delle Opere cui ci riferiamo. A chi corre il pensiero guardando il ritratto del Ribera "Il gusto" se non ad un verosimile avventore della "scena della taverna"? Ed il "San Francesco Saverio e San Francesco Borgia" del Luca Giordano, non si compone, forse, di quelli che sarebbero poi diventati tre importanti temi del Presepe napoletano, come, partendo dall'alto, la "Gloria degli angeli"; l' "Adorazione dei Magi", e l' "Adorazione dei pastori"; quest'ultima con due figure,  "Popolana con bambino" ed un "Cacciatore" di spalle, che ci riporta la memoria a tante splendide "Accademie"? La "Cuciniera", di Bernardo Strozzi (1630), poi, sembra tratta (uccelli e pentolone compresi) direttamente dalla bottega di uno dei tanti Maestri pastorai di cui era ricco il Settecento napoletano. Il pesce della "Natura morta con pesci", opera di G. Recco, la carne de "La Macelleria", di Annibale Carracci (1585 ), o quella del "Bue squartato" del Rembrandt ( 1655 ), infine, farebbero bella mostra di sé nelle scene delle Osterie nei Presepi della migliore tradizione.
Le scenografie sono brillantemente "rappresentate" da Viviano Codazzi, le cui "Rovine", ad esempio, costituirebbero un ottimo "Tempio", o da Annibale Carracci, con la sua "Fuga in Egitto", da Claudio Lorenese ( Paesaggio con la Ninfa Egeria etc. ), e l'elenco potrebbe continuare.

Persino le "minuterie" sembrano ispirate da dipinti del Seicento, come la frutta del Caravaggio (1596) o gli strumenti musicali del Baschenis, il quale ritraeva quasi soltanto strumenti musicali.
In definitiva, il discorso del Presepe napoletano risulta essere un fenomeno molto complesso, ovvero, una complessità di fenomeni non facilmente esauribile con discorsi di carattere esegetico né con sapienti dissertazioni: è un fenomeno tutto napoletano nel quale sono confluite correnti di pensiero diverse e diverse "intelligenze"; tutte, però, quasi in armonia a conseguire un risultato "comune": affermare la Grandezza del Presepe napoletano e la sua diffusione nel mondo. 

Umberto Grillo