minta, favola pastorale del Tasso del 1573;
"Il pastor fido" di Giovan Battista Guarini, anno 1590; questi sono i
remoti antenati dei nostri "Pastori", essendolo di nome e di fatto i
personaggi di queste opere. Saltando di un secolo, giungiamo al 1690, anno in
cui fu fondata l'Arcadia. Protettore dell'accademia, il Buon Pastore, Gesu', e,
precisamente, Gesu'
Bambino; "...gli arcadi cosi' volevano avere la semplicita' dei pastori
greci e insieme la fede ingenua dei pastori palestinesi, che accorsero per primi
alla grotta di Betlemme" (Bargellini).
Metastasio si trasferisce a Napoli per ritrovare la memoria del
Tasso; qui vi lascia una traccia tanto indelebile da influenzare il
nobile Alfonso Maria de' Liguori già grande avvocato del foro
napoletano, prelato, insigne moralista e dottore della Chiesa, che
compose piu' di una canzonetta di metastasiana fattura, la piu'
memorabile tra le quali è "Tu scendi dalle stelle" e, in
vernacolo, "Quanno nascette Ninno..." (Bargellini).
Questi temi bucolici permearono il lavoro dei presepisti del
Seicento, ma essi indirizzarono la ricerca verso il rendere quanto più
verosimili le situazioni suddette, operando direttamente sulle sculture:
lignee, con occhi di cristallo e vestite con tessuti alla moda
dell'epoca.
Ciò non bastava, ed infatti un risultato concreto rivolto al
conseguimento dello scopo suddetto, si ebbe solo quando alle figure
pastorali si aggiunse l'impianto scenico; quest'ultimo ispirato non già
alla scultura, né alla pittura "sic et sempliciter", ma
intima fusione di queste due arti: plasticità e "disegno"
insieme. L'illuminismo non entrò mai nei
contenuti del Presepe in maniera "prepotente" così come aveva fatto
in altri campi della Conoscenza o dell' Arte, se non, come affermato da più ed
autorevoli Voci, per sottolinearne il carattere enciclopedico, ovvero,
pedagogico, delle minuterie nonché degli animali, delle mercanzie. Ciò
potrebbe indurre l'osservatore meno attento ad una analisi sicuramente falsa,
ravvisando in siffatte soluzioni iconografiche una tendenza a porre la
Conoscenza come fulcro dell'intera finzione scenica: in realtà il Presepe, con
il suo significato escatologico non voleva tralasciare neanche uno degli aspetti
antropologici che costituivano e costituiscono la sua quintessenza.
Sulla Pittura il discorso diventa relativamente più semplice,
potendo noi demandare direttamente l'attento lettore alla visione delle
Opere cui ci riferiamo. A chi corre il pensiero guardando il ritratto
del Ribera "Il gusto" se non ad un verosimile avventore
della
"scena della taverna"? Ed il "San Francesco Saverio e
San
Francesco Borgia" del Luca Giordano, non si compone, forse, di
quelli che sarebbero poi diventati tre importanti temi del Presepe
napoletano, come, partendo dall'alto, la "Gloria degli
angeli"; l' "Adorazione dei Magi", e l' "Adorazione
dei pastori"; quest'ultima con due figure, "Popolana con
bambino" ed un "Cacciatore" di spalle, che ci riporta la
memoria a tante splendide "Accademie"? La
"Cuciniera", di Bernardo
Strozzi (1630), poi, sembra tratta
(uccelli e pentolone compresi) direttamente dalla bottega di uno dei
tanti Maestri pastorai di cui era ricco il Settecento napoletano. Il
pesce della "Natura morta con pesci", opera di G. Recco, la
carne de "La Macelleria", di Annibale Carracci (1585 ), o
quella del "Bue squartato"
del Rembrandt ( 1655 ), infine,
farebbero bella mostra di sé nelle scene delle Osterie nei Presepi
della migliore tradizione.
Le scenografie sono brillantemente "rappresentate" da
Viviano Codazzi, le cui "Rovine", ad esempio, costituirebbero
un ottimo "Tempio", o da Annibale Carracci, con la sua
"Fuga in Egitto", da Claudio Lorenese ( Paesaggio con la Ninfa
Egeria etc. ), e l'elenco potrebbe continuare.
Persino le "minuterie" sembrano ispirate da dipinti del
Seicento, come la frutta del Caravaggio (1596) o gli strumenti musicali
del Baschenis, il quale ritraeva quasi soltanto strumenti musicali.
In definitiva, il discorso del Presepe napoletano risulta essere un
fenomeno molto complesso, ovvero, una complessità di fenomeni non
facilmente esauribile con discorsi di carattere esegetico né con
sapienti dissertazioni: è un fenomeno tutto napoletano nel quale sono
confluite correnti di pensiero diverse e diverse
"intelligenze"; tutte, però, quasi in armonia a conseguire un
risultato "comune": affermare la Grandezza del Presepe
napoletano e la sua diffusione nel mondo.
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