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Anno 1 - n.1 - Dicembre 2000
 

Albero genealogico del Presepe

 

a rappresentazione presepiale nasce, canonicamente, in tempi relativamente recenti; «quella notte di Natale del 1223, S. Francesco…»

C'è chi va ancora più indietro, come vedremo. Gli equilibrismi intellettuali (soprattutto quelli che mirano a dimostrare le proprie tesi) non mi sono familiari, ma cerco sempre di arrivare alla «verità». Così, per amor di cronaca, ho diviso la storia del Presepe come noi lo conosciamo, in più parti:  

1) L'eredità greca e romana.

2) Il Presepe inteso come oggetto di tutta l'arte figurativa.

3) Il miracolo di S. Francesco.

4) Dal Settecento ai giorni nostri.

La rappresentazione mediante statuine delle divinità trova le sue origini in epoca remota. Le grandi opere che raffiguravano gli dei, non impedirono mai all'uomo comune di farsene una propria raffigurazione, da tenere in casa. Negli Atti degli Apostoli troviamo menzione di questa usanza, tant'è che Paolo deve «fare i conti» con gli artigiani di Efeso, poiché la sua predicazione, a loro dire, impediva la vendita di statuine di argento rappresentanti Artemide (Atti 19, 24 e sgg.)

Ora, di sicuro c'è che a Napoli, là dove ora trova posto la strada di S. Gregorio Armeno, è stato individuata una testimonianza, archeologicamente documentata, di un'attività artigiana, risalente al V secolo a.C., deputata alla produzione di manufatti in creta che raffiguravano divinità pagane (in particolare la dea Demetra). Pare, infatti, che sul luogo dove adesso sorge il Monastero di S. Gregorio Armeno, vi fosse un tempio dedicato a Cerere, romanizzazione, appunto, della dea greca. La «conversione» dei templi è stata pratica comune a tutte le civiltà, non esclusa quella cristiana, che ha trasformato in chiese molti di questi luoghi di culto pagani.

Di questa singolare (per arte e «magia») strada napoletana, ci occuperemo dopo, in un apposito capitolo.

La continuità, sempre nell'era pagana, fu assicurata dall'usanza di tenere in casa (nell'Atrium, dove era posto il focolare) altarini dedicati ai Lari, su cui si ponevano figure di creta colorate.

Saltando all'VIII secolo, Napoli ospitò monaci orientali dell'Ordine di S. Basilio, «scacciati» dall'Imperatore d'Oriente Leone III, che combatteva il culto di immagini sacre. Naturalmente, fuggirono con loro anche gli artigiani che costruivano queste statue; e, neanche a dirlo, si insediarono proprio nella zona di S. Gregorio Armeno.

C'è chi vuole che il nostro Presepe nasca dalla usanza pagana, di cui parlavo sopra, di tenere statuine nelle case. Una sorta di continuità, invece, la si potrebbe, forse, intravedere nelle «Campane» di vetro, od anche nelle statue di Santi, presenti in molte case delle famiglie napoletane, ma, certamente, non nel Presepe.

Anzitutto i nostri Presepi raffigurano, si, il Sacro Evento, ma esso, pur costituendo l'elemento centrale della scena, non è il vero protagonista della Rappresentazione. Aggiungerò, che molti amanti del settore danno più importanza ad altre scene (ad esempio, l'Annuncio ai pastori, o il Diversorium, nelle quali non si può certamente parlare di divinità), che non alla Natività stessa.