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Presepe, poi, vive la sua stagione a Natale, e solo in quel periodo. I
Lari, invece, erano presenti sugli altarini domestici tutto l'anno.
Invero, anche nelle case nobiliari, dove le Rappresentazioni della
Natività occupavano tutta una stanza, quest' ultima veniva tenuta
chiusa durante il resto dell'anno. I veri oggetti di culto, come il
Crocifisso o statue della Madonna con il Bambino, ad esempio, non
vengono «oscurate» il giorno di Pasqua, per il solo fatto che non sono
attinenti a quel periodo! La presunta continuità, poi, non tiene conto,
dei tempi più remoti della storia del Presepe, nato a due dimensioni,
giunto alle tre molto tempo dopo.
La
nascita di Gesù è sempre stata rappresentata, dalle arti figurative,
fin dalla sua immissione nel calendario liturgico, che vide varie
controversie anche sulla data da adottare. Pare che il 25
Dicembre
sia stato introdotto tra il terzo ed il quarto secolo. La prima
testimonianza certa su questo giorno dell'anno, ci viene dal Cronografo
romano, un insieme di notizie storiche sulla Chiesa, e risale al 354.
Scene
dei vangeli (anche di quelli apocrifi) sono presenti negli affreschi
delle catacombe e su sarcofagi di età paleocristiana. Successivamente,
l'arte Paleocristiana e quella Carolingia hanno attinto a piene mani
dalle fonti evangeliche e tradizionali, celebrando il Sacro Evento con
tutti i materiali a loro disposizione (avori, affreschi, legni, rilievi
in marmo etc.). Per avere una Natività completamente a tre dimensioni,
con statuine, bisogna arrivare al Presepe in marmo di Arnolfo di Cambio,
datato 1289, attualmente
conservato nella Cappella Sistina, che viene universalmente riconosciuto
come il più antico. Ma il riferimento deve rimane di carattere
puramente storico, trattandosi, quella, di una mirabile espressione
artistica, ben lontana, però, dal fenomeno culturale e popolare, del
Presepio «familiare», quello, cioè, da tenere in casa.
Grande
contributo in tal senso, invece, lo ha dato S. Francesco, che, nel 1223,
a
Greccio (di qui il termine francese di indicare il Presepe, crécbe),
celebrò
il Natale facendo portare una mangiatoia nel castello dei nobile che lo
ospitava, ed accogliendo i pastori (intesi come pecorai) che venivano ad
adorare il Signore. Miracolo nel miracolo, il padrone del castello riferì
di aver visto il Santo cullare un «bambino».
Nel 1234,
poi,
il vescovo di Aversa donò ai frati francescani una chiesetta che
sorgeva dove, nel secolo successivo, venne costruita la Basilica di S.
Lorenzo Maggiore, per nulla distante da via S. Gregorio Armeno. I frati
minori, certamente dettero una spinta alla celebrazione del Natale. La
leggenda di Greccio, sicuramente ebbe una sua continuità, assicuratagli
dai confratelli di Francesco. La vicinanza con la strada degli artigiani
preposti alla realizzazione di figure sacre, poi, non fece che
contribuire alla diffusione del Presepe. Il fenomeno, però, era
destinato a rimanere ancora per lungo tempo confinato nell'ambiente
delle chiese. Il Quattrocento ci offre due esempi (di quelli a noi
pervenuti) della diffusione «liturgica» della Sacra Rappresentazione:
le statue lignee dei fratelli Allemanno e le figure in marmo dei
fratelli Rossellini. Gli esempi, però, vengono citati, ancora una
volta, solo per il loro interesse artistico e storico, visto che, in
entrambi i casi, ci troviamo di fronte ad oggetti di culto, non di «devozione».
La differenza, evidentissima ad un napoletano, merita di essere
chiarita. Il culto, infatti, viene riservato (com'è giusto che sia)
alle funzioni religiose, in chiesa. A casa propria, poi, ogni famiglia
napoletana ha «devozione» per qualche oggetto sacro, che può essere
un Crocefisso, un tal Santo, il Presepe, appunto. In questo, vi è
sicuramente la memoria storica greco‑romana, ma di qui al dire che
il Presepe napoletano derivi dal culto di Demetra, pare certamente
eccessivo.
Siamo
al XVI secolo; S. Gaetano da Thiene, nel 1534, allestii un Presepe in
una cappella adiacente l'ospedale degli Incurabili (allora solo S. Maria
del Popolo). La chiesetta era chiamata S. Maria della Stalletta, essendo
essa stata ricavata da una stalla (da notare la «miracolosa»
coincidenza). S. Gaetano opererà il primo di quei cambiamenti che
caratterizzeranno la differenza fra i Presepi «canonici» (quelli delle
chiese, per intenderci) e quelli familiari: l'introduzione di personaggi
vestiti non come i giudei all'epoca di Gesù, ma alla foggia dei tempi
del Santo. L'operazione ebbe un successo popolare tale, da far ritenere
che Gaetano da Thiene sia il vero «inventore» del «moderno» Presepe
napoletano, che, forse (e non è detto) non è il primo in ordine di
tempo, ma, sicuramente, è il più apprezzato nel mondo.
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