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Anno 1 - n.1 - Dicembre 2000
 

Albero genealogico del Presepe

 

l Presepe, poi, vive la sua stagione a Natale, e solo in quel periodo. I Lari, invece, erano presenti sugli altarini domestici tutto l'anno. Invero, anche nelle case nobiliari, dove le Rappresentazioni della Natività occupavano tutta una stanza, quest' ultima veniva tenuta chiusa durante il resto dell'anno. I veri oggetti di culto, come il Crocifisso o statue della Madonna con il Bambino, ad esempio, non vengono «oscurate» il giorno di Pasqua, per il solo fatto che non sono attinenti a quel periodo! La presunta continuità, poi, non tiene conto, dei tempi più remoti della storia del Presepe, nato a due dimensioni, giunto alle tre molto tempo dopo.

La nascita di Gesù è sempre stata rappresentata, dalle arti figurative, fin dalla sua immissione nel calendario liturgico, che vide varie controversie anche sulla data da adottare. Pare che il 25 Dicembre sia stato introdotto tra il terzo ed il quarto secolo. La prima testimonianza certa su questo giorno dell'anno, ci viene dal Cronografo romano, un insieme di notizie storiche sulla Chiesa, e risale al 354. Scene dei vangeli (anche di quelli apocrifi) sono presenti negli affreschi delle catacombe e su sarcofagi di età paleocristiana. Successivamente, l'arte Paleocristiana e quella Carolingia hanno attinto a piene mani dalle fonti evangeliche e tradizionali, celebrando il Sacro Evento con tutti i materiali a loro disposizione (avori, affreschi, legni, rilievi in marmo etc.). Per avere una Natività completamente a tre dimensioni, con statuine, bisogna arrivare al Presepe in marmo di Arnolfo di Cambio, datato 1289, attualmente conservato nella Cappella Sistina, che viene universalmente riconosciuto come il più antico. Ma il riferimento deve rimane di carattere puramente storico, trattandosi, quella, di una mirabile espressione artistica, ben lontana, però, dal fenomeno culturale e popolare, del Presepio «familiare», quello, cioè, da tenere in casa.

Grande contributo in tal senso, invece, lo ha dato S. Francesco, che, nel 1223, a Greccio (di qui il termine francese di indicare il Presepe, crécbe), celebrò il Natale facendo portare una mangiatoia nel castello dei nobile che lo ospitava, ed accogliendo i pastori (intesi come pecorai) che venivano ad adorare il Signore. Miracolo nel miracolo, il padrone del castello riferì di aver visto il Santo cullare un «bambino». Nel 1234, poi, il vescovo di Aversa donò ai frati francescani una chiesetta che sorgeva dove, nel secolo successivo, venne costruita la Basilica di S. Lorenzo Maggiore, per nulla distante da via S. Gregorio Armeno. I frati minori, certamente dettero una spinta alla celebrazione del Natale. La leggenda di Greccio, sicuramente ebbe una sua continuità, assicuratagli dai confratelli di Francesco. La vicinanza con la strada degli artigiani preposti alla realizzazione di figure sacre, poi, non fece che contribuire alla diffusione del Presepe. Il fenomeno, però, era destinato a rimanere ancora per lungo tempo confinato nell'ambiente delle chiese. Il Quattrocento ci offre due esempi (di quelli a noi pervenuti) della diffusione «liturgica» della Sacra Rappresentazione: le statue lignee dei fratelli Allemanno e le figure in marmo dei fratelli Rossellini. Gli esempi, però, vengono citati, ancora una volta, solo per il loro interesse artistico e storico, visto che, in entrambi i casi, ci troviamo di fronte ad oggetti di culto, non di «devozione». La differenza, evidentissima ad un napoletano, merita di essere chiarita. Il culto, infatti, viene riservato (com'è giusto che sia) alle funzioni religiose, in chiesa. A casa propria, poi, ogni famiglia napoletana ha «devozione» per qualche oggetto sacro, che può essere un Crocefisso, un tal Santo, il Presepe, appunto. In questo, vi è sicuramente la memoria storica greco‑romana, ma di qui al dire che il Presepe napoletano derivi dal culto di Demetra, pare certamente eccessivo.

Siamo al XVI secolo; S. Gaetano da Thiene, nel 1534, allestii un Presepe in una cappella adiacente l'ospedale degli Incurabili (allora solo S. Maria del Popolo). La chiesetta era chiamata S. Maria della Stalletta, essendo essa stata ricavata da una stalla (da notare la «miracolosa» coincidenza). S. Gaetano opererà il primo di quei cambiamenti che caratterizzeranno la differenza fra i Presepi «canonici» (quelli delle chiese, per intenderci) e quelli familiari: l'introduzione di personaggi vestiti non come i giudei all'epoca di Gesù, ma alla foggia dei tempi del Santo. L'operazione ebbe un successo popolare tale, da far ritenere che Gaetano da Thiene sia il vero «inventore» del «moderno» Presepe napoletano, che, forse (e non è detto) non è il primo in ordine di tempo, ma, sicuramente, è il più apprezzato nel mondo.