a chiesa di San Paolo Maggiore
conserva nelle due colonne ai lati del portale la testimonianza che essa fu, una
volta, il tempio consacrato ai Dioscuri, cari così ai Greci come ai Romani. E
se i Santi Apostoli Pietro e Paolo guidano a sicuro porto la navicella della
Chiesa, i due giovani figli di Zeus furono già speranza ai naviganti per acque
perigliose.
Sul luogo della basilica romana
si eleva la chiesa di san Lorenzo Maggiore, che il popolo chiama "chiesa di
Sant'Antonio": una pregevole, straordinaria immagine riceve la calda
devozione che i Napoletani tributano all'affascinante taumaturgo di Padova. In
questa chiesa il visitatore avvertito, mentre contempla i lacerti di affresco e
i sepolcri angioini, raccoglie il ricordo di Petrraca e il sospiro di Boccaccio,
che qui, in questa chiesa, incontrò
Fiammetta.
All'uscita della chiesa, accanto
alla torre campanaria, non sfuggano allo sguardo attento gli stemmi dei seggi,
che spiccano policromi sulla severa parete di piperno.
Il convento di San Gregorio Armeno, celebre
per il chiostro e per il suggestivo cavalcavia, il quale è parte non piccola
del fascino di questa strada, con la chiesa che conserva le spoglie mortali di
Santa Patrizia, fu ritenuto sorgere sul luogo del tempio di Demetra, la Cerere
dei Romani; ma, al di là delle dispute erudite, in questi luoghi, quel che fu
creduto vale tanto quanto quello che è storicamente accertato; poiché vi è
una verità psicologica, che, accanto alla verità storica, ha la sua necessità.
A metà circa della strada, sulla sinistra a
scendere, il fondaco, uno dei pochi scampati al passaggio devastante di quel che
fu detto "il Risanamento", vide la nascita di Giuseppe Sammartino, lo
scultore del "Cristo
velato", nella Cappella Sansevero, egli stesso non
estraneo all'arte presepiale.
Al termine della via, lì dove essa incrocia
il decumano, la cappella, carica di ex-voto, dedicata al culto di San Biagio, si
lega al leggendario ricordo della dimora di San Gennaro e a quello, nella piena
luce della storia, di Giambattista Vico che qui ebbe la casa natale, figlio di
quell'arte libraria che in questi luoghi celebra i suoi fasti.
E qui, o passeggiero, devi porti dinanzi alla
domanda di quale sia il senso del tuo andare: con la coscienza che la risposta
è la risposta su te stesso. Se tu sia il tipo del turista smanioso solo delle
novità alla moda, o il viandante alla ricerca del senso riposto dell'esistenza:
il pellegrino che sulle vie della terra ha il suo archetipo celeste
nell'arcangelo Raffaele, e i suoi compagni di viaggio nei Santi Giacomo, Rocco e
Giuliano. Il pellegrino che, in una tradizione parallela, ha la sua immagine in
san Giuseppe d'Arimatea, che fu custode del Santo Graal.
Queste scarne note sulla strada
di San Gregorio Armeno dedico alla memoria di mio padre e di mio fratello,
ambedue Vincenzo, che vi esercitarono l'arte nobilissima della statuaria sacra,
al numero 50, dove io stesso nacqui. E
di mia madre che nel loro ricordo mi educò.
Oggi godono la vista della
Vergine Immacolata Madre di Dio, nel suo verace volto, del cui fulgore un tenue
barlume almeno mio padre tante volte trasfuse nella creta, perché all'umanità
dolente fosse luce e conforto nell'amaro cammino della vita.
Napoli, 8 dicembre,
in die festo semper Beatae Virginis Mariae sine labe originali conceptae
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