E'
un'amplificazione del Protovangelo formatasi
verso la fine del sec. VI. L'episodio dei Magi vi è raccontato con ricchezza
di particolari derivati da apocrifi redatti in Siria, in Armenia o in paesi
arabi vicini alla Persia, donde erano
partiti i Magi. Questi sono presentati
come tre re persiani e vengono riferiti i loro nomi.
E
subito un angelo del Signore si recò in fretta nella terra dei Persiani per
avvertire i re magi che andassero ad adorare il bambino neonato. E questi,
dopo un viaggio di nove mesi nel quale furono guidati dalla stella, pervennero
a destinazione nello stesso istante in cui la vergine diveniva madre.
Perché, a quel tempo, il regno dei Persiani sopravanzava per potenza e
vittorie tutti i re che esistevano nei paesi d'Oriente. E questi re dei Magi
erano tre fratelli: il primo Melkon, che regnava sui Persiani; il secondo
Balthasar, che regnava sugli Indiani, e il terzo Gaspar che signoreggiava il
paese degli Arabi. Dopo essersi riuniti in seguito all'ordine ricevuto da Dio,
pervennero a destinazione nel momento in cui la Vergine diveniva madre.
Avevano affrettato il loro cammino e si trovarono là nel preciso momento
della nascita di Gesù. [Omissis].
Quella stessa notte fu inviato in Persia un angelo custode. Esso apparve
agli abitanti del paese sotto la forma di una stella di grande splendore, che
illuminò tutta la terra dei Persiani. Ora, il 25 Kanún ‑ festa della
natività del Cristo ‑ essendo gran festa anche presso i Persiani
adoratori del fuoco e delle stelle, tutti i Magi, in gran pompa, celebravano
con magnificenza la loro solennità, quando improvvisamente splendette una
viva luce sulle loro teste. Lasciarono i loro re, i loro festeggiamenti, tutte
le loro celebrazioni, e lasciando le loro dimore uscirono per godere dello
spettacolo. Videro che una stella fiammeggiante s'era levata sulla Persia. Nel
suo splendore era simile a un gran sole.
E i loro re chiesero ai
sacerdoti nella loro lingua:« Che cosa è il segno che vediamo »? E, come
ispirati dalla divinità, essi risposero: « E' nato il re dei re, il dio
degli dei, la luce emanata dalla luce. Ed ecco che un dio è venuto ad
annunciarsi la sua nascita affinché si vada a offrirgli i nostri doni e ad
adorarlo».
Allora tutti, capi, magistrati, generali, si alzarono e chiesero ai
loro sacerdoti: « Quali doni conviene che gli si portino »? E i sacerdoti
risposero: « Oro, mirra e incenso ».
Allora i tre re, figli dei re della Persia, come per una disposizione
misteriosa, presero l'uno tre libbre di mirra, l'altro tre libbre d'oro, e
l'altro infine tre libbre d'incenso. Erano adorni dei loro preziosi ornamenti,
con la tiara sul capo e nelle mani il loro tesoro. Al canto del gallo
lasciarono il loro paese con nove uomini al loro seguito e si misero in
cammino, preceduti dalla stella che era loro apparsa. E l'angelo che aveva
trasportato da Gerusalemme il profeta Abacuc e aveva portato il suo pranzo
al profeta Daniele, gettato nella fossa dei leoni in Babilonía, quello stesso
angelo, in virtù dello Spirito Santo, condusse i re della Persia in
Gerusalemme.
Partiti dalla Persia prima del canto del gallo, sul far del giorno
entravano a Gerusalemme e interrogavano la popolazione della città,
dicendo. « Dove è nato il re verso il quale siamo venuti »? A questa vista
la popolazione di Gerusalemme si turbò ed ebbe paura. E avvertirono della
loro presenza il re Erode. Il re Erode mandò a chiedere dei re dei Persiani e
li fece presentare a lui. E domandò loro: « Di dove siete? E chi cercate »?
Essi
dissero: « Cerchiamo il re che è nato in Giudea, nel territorio di
Gerusalemme. Qualche dio ci ha avvertito della nascita di questo re perché
noi venissimo a rendergli la nostra adorazione e a porgergli i nostri doni ».
E il timore s'impadronì di Erode alla vista di quei figli dei re di Persia,
che egli vedeva con la tiara in testa e i loro tesori in mano, alla ricerca
del re nato in Giudea. Erode e tutta la sua corte furono turbati alla vista di
quei figli di re.
>Erode disse loro: « Grande è la potenza del re che
vi ha indotti a fare questo viaggio per rendergli onori. In verità è re, il
re dei re. Andate, informatevi d'ogni sua cosa,e venite a riferirmi ciò che
avrete appreso sul suo conto, che anch'ío possa andare ad adorarlo ».
Ed
Erode, avendo formato nel suo cuore il perverso disegno di uccidere il
bambino ancora in tenera età e con lui i re della Persia, disse: « Ora tutta
la creazione mi è sottomessa ».
I Magi lasciarono la sua udienza e
scorsero la stella che si muoveva precedendoli, fin quando si fermò al di
sopra della grotta. Allora cambiò la sua forma e divenne simile a una colonna
di luce che si levava dalla terra al cielo.
Essi entrarono nella grotta e
vi trovarono Maria, Giuseppe e il bambino avviluppato nelle fasce e posto
nella mangiatoia. Resero la loro adorazione, porsero i loro doni e salutarono
Giuseppe e Maria. E Giuseppe e Maria furono meravigliati di vedere quei tre
figli di re, con la tiara sul capo, inginocchiati in adorazione davanti al
neonato, senza chiedere alcuna spiegazione sugli avvenimenti. E Giuseppe e
Maria domandarono loro: « Di dove siete »? Essi risposero dicendo: «
Veniamo dalla Persia ». Giuseppe e Maria dissero loro: « Quando avete
lasciato la Persia »? Essi dissero « Ieri sera ed era festa. Durante il
banchetto un dio ci disse: Alzatevi e andate a portare i vostri doni al re che
è nato in Giudea. Il gallo cantava mentre ci affibbiavamo la cintura per
metterci in cammino, arriviamo da voi, ora, all'ora terza del giorno».
E
Maria prese una delle fasce di Gesù e gliene fece dono. Essi la ricevettero
dalle sue mani, con fede, come un dono di alto valore. E quando fu giunto il
quinto giorno della settimana, successivo alla nascita, l'angelo custode che
aveva assunto la forma di una stella, ritornò per far loro da guida. Essi lo
seguirono parlando delle cose che erano state lo scopo del loro viaggio.
Giunsero al loro paese all'ora del pranzo. L'intera Persia si rallegrò del
loro ritorno e fu piena di meraviglia. Alle prime luci del giorno, il re e i
sacerdoti si riunirono e dissero loro: « Come si è svolto il vostro
viaggio e il vostro ritorno? Che cosa avete fatto e che cosa ci portate »?
E
questi mostrarono la fascia che aveva donato loro Maria. Fu fatta loro festa
secondo le consuetudini dei Magi. Fecero per loro un gran fuoco. E gettarono
la fascia nel fuoco che essi adoravano e la fascia divenne come il fuoco, poi,
quando il fuoco fu spento, ne trassero la fascia bianca come la neve e più
salda di prima. E presala la baciarono e, dopo averla posta sui loro occhi,
dissero: « In verità, e senza alcun dubbio, è indumento del dio degli dei,
perché il fuoco degli dei non è riuscito a incenerirla ». E la conservarono
con fede e con grande venerazione.
*
Nel
cimitero di Priscilla (Roma) una pittura
del sec. II raffigura la profezia di Isaia: Ecco
la vergine concepirà e partorirà un figlio, e il suo nome sarà Emmanuele (Is.
7, 14). E' forse la più antica immagine della Vergine Maria. A
sinistra, il profeta indica la stella al di sopra di Maria seduta col Bambino
in grembo. Nell'epitaffio di Severa (sec. III) ritroviamo il profeta Isaia con
la mano destra protesa verso la stella che precede i tre Magi nell'atto di
offrire i doni al Bambino sorretto dalla Madre. In tre affreschi del cimitero
dei SS. Pietro e Marcellino è raffigurata la profezia di Balaam: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele (Numeri,
24, 17). L'annuncio dell'arcangelo Gabriele a Maria è raffigurato in un
dipinto del cubicolo dell'Annunziata nello
stesso cimitero di Priscilla (fine sec. II).
Nell'antica
iconografia presepiale troviamo fusi elementi evangelici con elementi apocrifi
dedotti dal Protovangelo di Giacomo: Maria è sul letto, Giuseppe a lato, pensoso e come
fosse estraneo all'evento. Vero sposo di Maria, il suo ruolo è quello di
custodime
la verginità (custos pudicae vírginis). Il
Bambino è nella mangiatoia tra il bue e l'asino. Spesso è raffigurato
l'episodio del bagno. Il parto verginale viene esaltato da S. Agostino: Dominus
noster Jesus Christus ... qui natus est primo sine matre in coelis. De
te, Dei Genitrix, natus est sine patre in terrisG 0 miracula! (S. AUGUSTINUS, Sermones. Codice membranaceo del sec. XI, Biblioteca Nazionale di
Napoli, Ms. VIII, A‑A‑3, cc. 3‑4).
Non
si conoscono pitture dell'età paleocristiana raffiguranti questo soggetto che
invece troviamo riprodotto su sarcofaghi, pietre dure e vetri. Che Gesù sia
nato in una grotta è riferito nelle più antiche tradizioni. Ne parlano il
palestinese San Giustino (sec. II) e Origene (sec. III) che fu il primo ad
abbinare il passo dell'evangelista Luca al versetto di Isaia: Cognovit
bos possessorem suum et asinus praesepe Domini sui (Is. I, 3).
Costante è nel corso dei secoli, specialmente nella scultura, la presenza del
bue e dell'asino. Nella scena del presepio può mancare la Vergine‑Madre,
mai il bue e l'asinello, come si vede sul grandioso sarcofago della Basilica
di S. Ambrogio
(Milano).
Max
Schmid, il Wilpert ed altri archeologi sostengono che la presenza del bue e
dell'asino non dipende tanto dai testi apocrifì, quanto dalle profezie di
Abacuc (3, 2) e di Isaia (1, 3). Al testo di Isaiapiú che al vaticinio di Abacuc si
richiamano i Padri della Chiesa. Il presepio nel quale « giaceva il Salvatore
» è lo stesso « di cui il profeta ha predetto: il bue conosce il suo possessore ... », scrisse Origene (In
Lucam, homilia 13, in Migne, Patrologia
graeca 13, 1832).
Nella
scultura antica è piuttosto rara la raffigurazione dei pastori. Wilpert ne
segnala due esemplari romani di notevole interesse. Si tratta di due
frammenti di sarcofaghi precostantiniani: l'uno nel cimitero ad catacumbas, l'altro nell'antica villa di Wolkonski, residenza
dell'ambasciata tedesca a Roma (Cfr. G. Wilpert, La fede della chiesa nascente secondo i monumenti dell'arte funeraria
antica, Città del Vaticano 1938, pp. 23‑24).
L'adorazione
dei Magi è riprodotta frequentemente nei monumenti cristiani antichi: era
una professione di fede nella divinità di Cristo e nella maternità
divina di Maria, una protesta contro le eresie che negavano questi due
dogmi. Per lo più sono tre, solo
per simmetria due o quattro. Sono coperti da berretto frigio e recano in dono
oro, incenso e mirra. I Padri della Chiesa son d'accordo sul significato di
questi doni. Scriveva S. Ireneo (sec. II); « ... i Magi, per mezzo dei doni
offerti, attestarono chi fosse colui che veniva adorato: la mirra, perché
egli era colui che veniva a morire e ad essere seppellito per l'umano genere
mortale: l'oro, perché egli era il Re, il cui regno non avrà mai fine;
l'incenso, perché egli era Dio che si è manifestato nella Giudea,e si è mostrato a coloro che non lo
cercavano » (Adversus haereses 3, 10, in
Migne, Patrologia graeca, 7, 870 ss.).
Li
precede in alto la stella, come sul sarcofago del Museo lateranense (Roma). Nel
cimitero dei ss. Pietro e Marcellino (Roma), nella seconda scena del Ciclo
cristologíco, un'antichissima pittura raffigura la riapparizione della
stella ai Magi dopo la visita ad Erode.
Quanto
a Giuseppe, il Protovangelo di Giacomo, per
difendere la verginità di Maria e spiegare l'origine dei fratelli del Signore (Matteo XIII, 55; Marco VI, 3),
che poi erano i cugini di Gesù, lo presenta vecchio e vedovo con figli. Vi
è narrato l'episodio della verga e dei pretendenti alla mano di Maria. Secondo
alcuni dal bastone di Giuseppe uscì una colomba e volò sulle sua testa,
secondo altri fiorì un giglio, forse in ossequio al vaticinio di Isaia: Un
germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue
radici (Is. XI, 1).
L'episodio
delle verghe è frequente nell'iconografia sacra fino al Concilio di Trento.
Notissima la tavola dello Sposalizio della
Vergine, di Raffaello (1504), nella Pinacoteca di Brera, dove si vede uno
dei pretendenti delusi nell'atto di spezzare la sua verga per rabbia. Nel sec.
XVI, in pieno Rinascimento, l'iconografia presepiale abbandona gli schemi
medievali, ripudia la scena apocrifa della levatrice e si concentra
sull'adorazione del Bambino.